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La politica da bar sport corre dietro al calcio ma dimentica la Tasi

Maurizio Belpietro
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Non sono né juventino né romanista, faccio il tifo per l'Inter ma, essendoci per la squadra nerazzurra poco da tifare, in questo periodo di calcio mi occupo il minimo indispensabile, cioè quasi niente. Ciò nonostante per dovere di cronaca ieri sono stato costretto ad approfondire quel che è accaduto domenica allo stadio di Torino, in campo per l'appunto bianconeri e giallorossi. Partita complicata, finita tre a due per i padroni di casa, con due rigori criticati a favore della squadra di Allegri e un tiro dello juventino Bonucci sospettato di essere viziato da un fuorigioco. Come era da immaginare, per i campioni d'Italia tutto si sarebbe svolto secondo regola e l'arbitro Gianluca Rocchi non avrebbe nulla da rimproverarsi, mentre per i romanisti il direttore di gara avrebbe aiutato a vincere i concorrenti. L'allenatore Garcia colto a bordo campo mentre imitava una sviolinata, con allusione evidente al trattamento riservato ai bianconeri, è stato espulso e poi condannato a una multa di 5 mila euro. Francesco Totti,  capitano giallorosso, si è invece lasciato sfuggire un giudizio tagliente contro gli avversari, che rimbalzato nelle trasmissioni tv e sulle pagine dei giornali ha allungato la coda delle polemiche. Insomma, Juve-Roma è diventata uno di quei casi che avrebbero fatto la gioia di Aldo Biscardi, che con il suo processo avrebbe campato chissà quanto, tra moviole e opinionisti vari. Un caso però destinato a rimanere confinato nelle cronache pallonare e al bar sport, con tutti a trasformarsi in arbitri e a dare lezioni a Gianluca Rocchi. E invece no, la faccenda non è rimasta in ambito calcistico ma è tracimata fino ad arrivare in Parlamento, con tanto di interrogazione al ministro dell'Economia.   Leggi l'editoriale di Maurizio Belpietro su Libero in edicola oggi 7 ottobre o acquista una copia digitale del quotidiano

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