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Milano, Stazione Centrale: trappola per turisti, come vengono truffati

Andrea Tempestini
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Gli agenti della stazione Centrale li chiamano “scollettatori”, sono i balordi appostati davanti alle biglietterie automatiche che chiedono le monete di resto ai viaggiatori che acquistano alle macchinette. «Sono una piaga - commenta uno dei poliziotti in servizio in Centrale, che preferisce restare anonimo - Si dividono in due categorie: quelli che fanno l'elemosina (o colletta, da qui il nome) e i truffatori». I primi insistono fino allo sfinimento per ottenere gli spiccioli, alla seconda categoria appartengono i più scaltri, quelli che riescono a capire con un solo sguardo se il viaggiatore è un “pollo”. «Obbligano il turista ad accettare il loro aiuto per l'acquisto alla biglietteria automatica, strappano i soldi dalla mano e li infilano nella bocchetta. A quel punto, approfittando dell'ingenuità della vittima, mostrano il prezzo (per esempio 70 euro) ma invece di procedere all'acquisto selezionano solo la prenotazione. In questo modo pagano soltanto pochi euro e consegnano al viaggiatore un biglietto che non è valido per viaggiare. In più riescono a trattenere buona parte del resto perché precedentemente hanno evidenziato la cifra completa». Il truffato, stordito dalla velocità di esecuzione dello scollettatore e dalla sua arroganza, va via il più in fretta possibile col biglietto/prenotazione felice di allontanarsi dal balordo. Una volta in treno, però, scopre il raggiro all'arrivo del controllore. «Deve pagare anche la multa. Oltre al danno, la beffa». Eppure, a detta degli agenti, gli scollettatori sono tra le figure meno pericolose della Stazione. Sicuramente meno dei piranha che appaiono di notte. «Riescono a sfilare i portafogli dei viaggiatori in transito tagliando le loro tasche con una lametta. Sono incredibili, hanno una tecnica pazzesca». Queste scene avvengono alla chiusura della Stazione, attorno all'una. I poliziotti hanno l'ordine di allontanare dalla struttura chiunque non sia autorizzato e all'interno possono restare soltanto i passeggeri che hanno la partenza l'indomani. «Persone o intere famiglie che non hanno i soldi per andare in albergo e preferiscono attendere dentro perché si sentono sicuri. Non sanno che invece sono prede facili». Gli intrusi riescono sempre ad aggirare i sistemi di sicurezza e i controlli agli ingressi. A volte si nascondono all'interno e attendono fino alla chiusura. Pochi infiltrati, sufficienti per far danni. «Aspettano che le vittime si addormentino e con un colpo secco tagliano le tasche e le borse. Il viaggiatore mette il portafogli in tasca pensando che sia impossibile derubarlo senza svegliarlo, e invece sono delicatissimi». Gli autori, per lo più romeni, non restano sempre impuniti. Le telecamere permettono spesso di risalire al ladro che, come già denunciato dai poliziotti, nella maggior parte dei casi torna in libertà poche ore dopo o il giorno successivo. «Non riusciamo ad arginare gli ingressi - ammette uno degli uomini di guardia - alcuni entrano passando dai binari. In realtà ci sono anche parecchi casi umani che non ci sentiamo di cacciare via». Andando contro il loro dovere, gli addetti alla vigilanza chiudono un occhio per senzatetto che hanno solo bisogno di un posto dove passare la notte. «C'è una donna di 50 anni, una ex professoressa esodata che arriva verso la mezzanotte. Apre una brandina comprata da Decathlon, sfoglia delle carte che porta sempre con sé e poi si addormenta. L'indomani mette tutto a posto e sparisce fino alla sera. Come possiamo cacciarla via? Se la mettiamo in strada la mangiano viva». Poco distante, in un altro punto della Stazione, c'è una coppia. Marito e moglie di circa 50 anni, entrambi senza lavoro e mandati via di recente da un centro di accoglienza perché il loro posto serviva a un extracomunitario. «Hanno una dignità infinita. Lui di giorno va in giro con un campionario di caffè in cialde ma nessuno gli dà credito perché si vede che è malmesso. È un circolo vizioso. Davanti hanno un muro, non esiste un futuro per loro. Pensa che tra colleghi abbiamo fatto una colletta per fargli sbrigare le pratiche per ottenere la carta d'identità». di Salvatore Garzillo

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