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Cécile Kyenge: "Mare Nostrum è inadeguato, ma salva delle vite"

Cecile Kyenge

Andrea Tempestini
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Per uno scafista che, senza peli sulla lingua, afferma che i profughi continueranno a viaggiare perché grazie a Mare Nostrum "gli italiani ci vengono a salvare", c'è una Cécile Kyenge che Mare Nostrum lo difende. "Se l'Italia si presenta a Bruxelles dicendo semplicemente stop a Mare Nostrum e avanti con Frontex, dubito che otterrà qualche risultato. Non sono ottimista", spiega l'ex ministro dell'Integrazione. E ancora: "Serve un piano a largo raggio, con vari livelli d'intervento". Secondo l'europarlamentare del Pd, che in Europa continua ad occuparsi di integrazione, "è impossibile mettere un problema di queste dimensioni solo nelle mani di Frontex (il protocollo Ue per l'emergenza immigrazione, ndr) che, tuttalpiù, può limitarsi a dare un contributo di uomini e mezzi in funzione di controllo". "Ma non basta più..." - Prosegue la Kyenge: "Mare Nostrum è nata come risposta all'emergenza sbarchi. Resta determinante per il salvataggio delle persone ma come è evidente non basta più. Nelle intenzioni doveva avere una funzione a breve termine e, a seguire, avrebbe dovuto essere coordinata con un progetto a lungo termine per l'accoglienza e l'integrazione dei migranti". Certo, riconosce Cécile, "Mare Nostrum così com'è ora, è uno strumento inadeguato, costoso. L'Italia ormai fatica a reggere il peso e le responsabilità di un impegno così gravoso. Per questa ragione penso che il nostro Paese dovrebbe presentarsi a Bruxelles e pretendere aiuto, non con lo sguardo basso o il cappello in mano. Dobbiamo far valere le nostre buone ragioni con gli altri 28 paesi dell'Unione".

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