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Mio figlio rapito perché costretto ad andare in Libia: lo Stato paghi

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Ignazio Stagno
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Caro Belpietro, è facile parlare quando non si è toccati nel vivo. Vieni a casa mia a dirmelo in faccia. Io, madre di un rapito da cinque mesi in Libia, andato solo per lavorare disoccupato, disperato e senza prospettive. Mio figlio si chiama Gianluca Salviato. Questo Stato come tu dici non è padre né madre, hai ragione; ma cosa fa per i disoccupati costretti ad accettare lavoro anche in posti pericolosi? Non deve pagare il riscatto? E i soldi che noi paghiamo in tasse se non è padre né madre perché siamo costretti a darglieli? Pensi che noi famiglia non ci leveremmo tutto pur di portarlo a casa? Prega che non succeda mai a te quello che è capitato e noi perché altrimenti vedresti che cambieresti idea subito. Quando si è toccati nel vivo si pensa solo alla vita del proprio figlio e noi nel bene e nel male siamo figli di questa Italia. *Madre purtroppo di un rapito

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