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Corea, un milione di persone alla messa di Papa Francesco. Canonizzati 124 martiri e un fuori programma

Nicoletta Orlandi Posti
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Un milione per gli organizzatori locali, circa 800mila per il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, certo una folla sterminata si è riversata questa mattina nella grande area della Porta di Gwanghwamun, a Seul per la beatificazione di un secondo gruppo di martiri coreani. Una marea di persone e anche un fuori programma: un giovane si è avvicinato al Pontefice e ha chiesto a Bergoglio di poter scattare un selfie con lui. Che ovviamente, divertito, ha accettato mettendosi in posa e sorridendo davanti allo smartphone.  Prima della mega-celebrazione a Porta di Gwanghwamun, Papa Francesco ha visitato il luogo delle esecuzioni capitali dell'800: il santuario dei martiri di Seo So- Mun alla periferia di Seul, dove furono uccisi centinaia di cristiani. «Cristo - ha ricordato il Pontefice - è vittorioso e la sua vittoria è la nostra! Oggi celebriamo questa vittoria in Paolo Yun Ji-chung e nei suoi 123 compagni. I loro nomi si aggiungono a quelli dei Santi Martiri Andrea Kim Taegon, Paolo Chong Hasang e compagni, ai quali poc'anzi ho reso omaggio. Tutti vissero e morirono per Cristo e ora regnano con Lui nella gioia e nella gloria». «La chiesa cattolica in Corea ha già 103 santi martiri (canonizzati da Giovanni Paolo II nel 1984) e oltre a questi, con la beatificazione di oggi, ha anche 124 beati», ha commentato il cardinale Andrew Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seul ricordando che la zona attorno a Gwanghwamun «è il sito storico dove sono stati martirizzati i numerosi antenati della nostra fede. In essa si situavano inoltre anche i dicasteri principali della dinastia di Chosun». Papa Francesco ha spiegato così il senso della mega-celebrazione: «Oggi molto spesso la nostra fede viene messa alla prova dal mondo: in moltissimi modi ci viene chiesto di scendere a compromessi sulla fede, di diluire le esigenze radicali del Vangelo e conformarci allo spirito del tempo». Per questo è importante l'esempio dei martiri che «ci richiamano a mettere Cristo al di sopra di tutto e a vedere tutto il resto in questo mondo in relazione a Lui e al suo Regno eterno: essi ci provocano a domandarci se vi sia qualcosa per cui saremmo disposti a morire». «La celebrazione odierna - ha però aggiunto - abbraccia gli innumerevoli martiri anonimi, in questo Paese e nel resto del mondo, i quali, specie nell'ultimo secolo, hanno offerto la propria vita per Cristo o hanno sofferto pesanti persecuzioni a causa del suo nome». E ha poi ribadito in un tweet: «I martiri ci insegnano che le ricchezze, il prestigio e l'onore hanno poca importanza». «Oggi - ha affermato Bergoglio - è un giorno di grande gioia per tutti i coreani». Paolo Yun Ji-chung (la cui testa fu esposta al pubblico ludibrio) e i suoi compagni, con «la loro rettitudine nella ricerca della verità, la loro fedeltà ai sommi principi della religione che hanno scelto di abbracciare, nonchè la loro testimonianza di carità e di solidarietà verso tutti», rappresentano infatti un esempio che «fa parte della ricca storia del popolo coreano» e che «ci insegna l'importanza della carità nella vita di fede». Per Papa Francesco «fu la purezza della loro testimonianza a Cristo, manifestata nell'accettazione dell'uguale dignità di tutti i battezzati, che li condusse ad una forma di vita fraterna che sfidava le rigide strutture sociali del loro tempo». Infatti, «fu il loro rifiuto di dividere il duplice comandamento dell'amore a Dio e dell'amore al prossimo che li portò ad una così grande sollecitudine per le necessità dei fratelli». «Il loro esempio - Francesco ne è convinto - ha molto da dire a noi, che viviamo in società dove, accanto ad immense ricchezze, cresce in modo silenzioso la più abbietta povertà; dove raramente viene ascoltato il grido dei poveri; e dove Cristo continua a chiamare, ci chiede di amarlo e servirlo tendendo la mano ai nostri fratelli e sorelle bisognosi». «Se seguiamo l'esempio dei martiri e crediamo nella parola del Signore, allora - ha assicurato Papa Bergoglio - comprenderemo la sublime libertà e la gioia con la quale essi andarono incontro alla morte». «Possano le preghiere di tutti i martiri coreani, in unione con quelle della Madonna, Madre della Chiesa - ha invocato infine - ottenerci la grazia di perseverare nella fede e in ogni opera buona, nella santità e nella purezza di cuore, e nello zelo apostolico di testimoniare Gesù in questa amata Nazione, in tutta l'Asia e sino ai confini della terra».

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