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Silvio Berlusconi, il salasso di Veronica Lario: il divorzio è costato al Cavaliere più di De Benedetti
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Un euro e quindici centesimi al secondo, anche mentre dorme, è in bagno, mette lo smalto alle unghie, ordina un tè al cameriere o dà da mangiare al cagnolino. Centomila euro al giorno, tre milioni al mese, trentasei milioni l'anno; a tanto ammonta il mantenimento che secondo il tribunale di Milano Silvio Berlusconi deve alla ex moglie Veronica Lario, al secolo Miriam Bartolini. Un assegno che il Cavaliere è abituato a staccare una tantum per comprare un campione al Milan, non certo ogni anno a una donna che lo ha lasciato. A confronto le “mance” e i “regali” da migliaia di euro elargiti a veline, olgettine, “ragazze bisognose e in difficoltà” e ritenuti spropositati dalla stampa e dai commentatori, sono una sciocchezza. La cifra è mostruosa soprattutto se confrontata all'assegno medio mensile percepito dalle altre ex-mogli italiane, che in media è di 450 euro, una somma che Veronica Lario incassa in 391 secondi, sei minuti e mezzo. Si tratta del risarcimento più costoso che il Cavaliere abbia dovuto pagare, più oneroso persino di quello sganciato all'arcinemico Carlo De Benedetti per il lodo Mondadori: a colpi di 36 milioni l'anno, alla Lario bastano 14 anni per incassare più dei 500 milioni pagati all'Ingegnere. In pratica, per i giudici, il mantenimento di Veronica vale più della Mondadori. E forse è solo un caso che anche la rottura tra Berlusconi e Veronica sia stata annunciata proprio sulle colonne di Repubblica, il giornale dell'Ingegnere, con la celebre lettera al direttore con cui la Lario chiedeva «all'uomo pubblico» Silvio Berlusconi «pubbliche scuse» per alcune frasi ritenute inopportune e lesive della sua dignità, pronunciate durante la consegna dei Telegatti («Se non fossi già sposato la sposerei subito» riferendosi a Mara Carfagna e «con te andrei dappertutto» a Aida Yespica). Le scuse di Berlusconi arrivano immediatamente – «La tua dignità la custodisco come un bene prezioso nel mio cuore anche quando dalla mia bocca esce la battuta spensierata, il riferimento galante, la bagattella di un momento» – ma non servono, il matrimonio è ormai irrecuperabile. Sempre nella famosa lettera a Repubblica Veronica fa anche una citazione letteraria e chiede al marito «se, come il personaggio di Catherine Dunne, debba considerarmi “La metà di niente”». La Lario non si considera affatto “la metà di niente” e ricorda al marito che lei è legalmente la metà di Berlusconi e della sua immensa ricchezza quando al momento della separazione chiede al marito un mantenimento di 43 milioni di euro l'anno. I giudici abbassano le richieste della moglie a 36 milioni di euro, una cifra enorme anche se non in grado di mandare il Cavaliere a dormire in auto o sotto i ponti come accade a tantissimi mariti separati. Le motivazioni di una somma così cospicua vanno ricercate nel tenore di vita della Lario, che deve essere garantito dal marito anche dopo la fine del matrimonio: collaboratori, segretari, camerieri, cuochi, giardinieri, residenze di lusso, voli, viaggi e hobby. Una separazione da Berlusconi ma non dalla sua ricchezza. di Luciano Capone
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