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Mondiali, perché tifare Costa Rica: i "veneti americani" esempio per tutti

Giulio Bucchi
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Nessun calciatore della Costa Rica ha mai indossato la maglia della Juve: basterebbe questo per tifare la truppa allenata dal colombiano Jorge Luis Pinto. A dire la verità, la nostra simpatia è anche interessata: tra querele, cartelle esattoriali, mariti gelosi e Pd al 40%, avere amici in Centro America è un modo intelligente per garantirsi una via di fuga. Quindi speriamo vivamente che a San José leggano queste righe: Wikipedia ci informa che la lingua ufficiale del Paese è lo spagnolo. Confidiamo possano comprendere il nostro italiano zoppicante. Noi-tifare-per-voi-amigos! Poi, diciamo la verità, questa squadra che forse non esiste manco alla Playstation ha giustamente punito un'Italia farcita di pippe arroganti. «Non conosciamo nessuno di loro» sibilò il simpatico Balotelli. «Ora ci conosce» gli mandò a dire l'allenatore Pinto, dopo l'1-0. Rieccolo, il loro ct. Anziché stupidaggini come il codice etico e altra melassa prandelliana, Campbell e compagni si caricano con i discorsi del mister, soprannominato «l'esplosivo». Raccontano che in Colombia fu espulso e spinse il quarto uomo, minacciandolo e mettendo in dubbio la moralità di tutte le donne della sua stirpe. Si beccò dieci giornate. Un tizio del genere farebbe bene alla nostra moscia serie A, così bisognosa di veleni arbitrali. Crediamo che un tipo come Pinto possa anche far cambiare idea al governo di San Josè, che da alcuni decenni ha abolito l'esercito. Ricordando l'auspicio di avere dei ganci per scappare Oltreoceano, spalancare il mercato delle armi potrebbe fornire interessanti prospettive professionali ai nuovi arrivati. E poi. La Costa Rica ha meno di 5 milioni di abitanti. Come il Veneto e meno della Lombardia. Se anziché partecipare come Italia spedissimo al Mondiale una nazionale per ogni regione del Belpaese, moltiplicheremmo per venti le chance di vittoria. E milioni di fortunati non dovrebbero più sopportare Balotelli. Insomma. Alè Costa Rica, noi amigos! di Matteo Pandini

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