Governo, il piano di Renzi e Lotti per il voto anticipato
Grande confusione sotto il cielo. Il governo Renzi prosegue la sua corsa, ma è chiaro che sul piano delle riforme e sui provvedimenti fiscali adottati dall'esecutivo, la maggioranza di Matteo rischia di allargarsi e di restringersi seguendo il vento delle tempeste parlamentari. Così qualche gola profonda del governo comincia a parlare di un cambio radicale nella strategia del premier. L'indiscrezione arriva da Dagospia: a palazzo Chigi comincia a circolare l'ipotesi di un voto anticipato. Spunta anche una data: l'ultima domenica di febbraio o di marzo 2015. Le ultime mosse sulla riforma del Senato, il nodo dell'immunità, il bonus Irpef hanno creato ben più di un malumore nella maggioranza e anche nell'opposizione, sponda Sel. Il nodo legge elettorale - Il nodo che può far saltare tutto, come rileva Dagospia, è la riforma della legge elettorale. Un cambio radicale del sistema elettorale potrebbe portare il governo a chiedere un voto anticipato che sia una sorta di referendum sulle riforme ma anche un primo test sulla nuova legge elettorale, ma anche dalle opposizioni tira aria di voto, soprattutto tra i piccoli partiti che temono doppio turno e sbarramenti. La legge a cui la Camera ha dato l'ok prevede il 37% quale soglia per ottenere il premio di maggioranza del 55% dei seggi già al primo turno e soglie di sbarramento al 4.5% per i partiti coalizzati. I risultati delle Europee vedono un Pd troppo forte e degli alleati per le riforme troppo deboli, che stando così le cose non avrebbero alcun interesse ad approvare una legge elettorale che consegnerebbe il governo in mano a Renzi già al primo turno. Ed ecco arrivare possibili modifiche. Con una partecipazione più alta rispetto alle Europee (dove ha votato appena il 58.4% degli aventi diritto) è certo che la percentuale del Pd scenda di alcuni punti. Ma il centrodestra non potrebbe permettersi neanche un Renzi al 35%, il quale alleandosi con Sel supererebbe con ogni probabilità il 37% fissato fin qui dall'Italicum. Ecco dunque che il patto del Nazareno potrebbe essere modificato già su questo punto, portando la soglia al 40% o comunque una percentuale che garantisca il ballottaggio al centrodestra coalizzato. Gli sbarramenti - Il secondo punto, altrettanto delicato, sono le soglie di sbarramento. Il Nuovo Centrodestra, superando di un soffio il 4%, è riuscito a portare a Bruxelles qualche parlamentare, ma ha dimostrato di zoppicare nel tentativo di correre da solo. Ripetere la percentuale dello scorso 25 maggio alle prossime Politiche significherebbe restare senza seggi alla Camera, perchè l'Italicum fissa la soglia di sbarramento per i partiti coalizzati (come il Ncd) al 4.5%. Insomma una trattativa lunga quella sulla legge elettorale che potrebbe far saltare il banco. Il piano - Così, a quanto pare, il "vice-renzi", il fidatissimo Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, secondo quanto racconta Dagospia avrebbe già avviato la macchina elettorale. Il sottosegretario starebbe lavorando in gran segreto con un gruppo di consulenti esterni per proporre una quindicina di temi caldi da sparare fuori ogni quindici giorni dopo la ripresa estiva dei lavori parlamentari per mantenere e far crescere intorno a Renzi attesa e consenso da trasformare poi nella richiesta di un voto anticipato. Insomma a quanto pare dietro la calma apparente dell'esecutivo ci sarebbe già un piano per trascinare il Paese alle urne già all'inizio del prossimo anno...