Italia, tutti i motivi per cui sono stati convocati i giocatori
Nonostante l'altalena di emozioni tra Manaus e Recife, dopo 180' mondiali si possono giudicare oggettivamente i 23 «Cesaroni» missionari in Brasile. Magari un pari con l'Uruguay ci lancerà verso un cammino trionfale, ma per ora il ko con la Costa Rica ha fatto venire i nodi al pettine. Ecco, non si può non partire dal ciuffo di Paletta. Spompato, spennato e spettinato, ma soprattutto «sponsorizzato». Da chi? Da Prandelli Niccolò, preparatore del Parma che ci ha fatto credere che il difensore argentino andasse naturalizzato a tutti i costi. Oriundo per miracolo come Thiago Motta, benedetto a suo tempo da Josè Mourinho: solo che al momento il nostro ct ci sembra poco Special, mentre l'ex interista resta il solito bradipo. C'è lo zampino dell'erede Prandelli anche nella resurrezione di Cassano, ma il fallimento del barese non è colpa del povero Niccolò che tanto ha faticato per rimetterlo in forma: Antonio resta se stesso, un'eterna attesa tradita. Quella di Recife era la sua occasione, ma evidentemente finora aveva sprecato troppe energie a lamentarsi per farsi trovare pronto quando serviva. Chissà come si sarà divertito Giuseppe Rossi sul divano. Non è andata meglio al gemello del gol, Balotelli. Dite che i due non si somigliano per niente? Sarà per quello che Mario ieri non ha segnato nemmeno solo davanti alla porta. Non per infierire, ma Messi e Ronaldo quelle occasioni non le sbagliano. E non chiedono nemmeno baci alle carampane coronate. Con il «pallone» Balo, s'è sgonfiato pure il mito dei difensori azzurri. Disastroso da terzino, anche peggio da centrale, Chiellini dimostra che i difensori della Juve han dimenticato come si gioca a quattro. Barzagli resta il nostro baluardo, ma nel 2006 - quando non ci segnava nessuno (tranne Zaccardo) - il 33enne dai tendini doloranti era la quarta scelta. Oggi in quel ruolo c'è Bonucci. Sì insomma, quello che ti porti dietro per forza per avere gli amici del trio Barzagli-Bonucci-Chiellini. A casa invece Ranocchia, vero rimpianto di questa spedizione: era in forma e motivato, ma Prandelli l'ha ignorato. Qualche responsabilità anche tra i pali: Buffon pur gonfio e dolorante ha preteso di giocare per spegnere sul nascere la meteora Sirigu, ma Gigi non ha brillato. Perin? Perin chi? Un errore evidente del ct è stato quello di portare solo tre terzini (col Aquilani in esubero a centrocampo): dal tagliato Pasqual al «non fenomeno» Criscito, le scelte non mancavano. Nella speranza che De Sciglio aggiusti le cose a sinistra - e rimandi Darmian a destra per ritrovare la sorpresa più bella del Mondiale - crescono le domande sulla presenza di Abate. La concorrenza (Maggio) non era granché, ma il campionato aveva parlato chiaro. Seedorf sarà anche un mangiauova a tradimento, se al Milan lo teneva in panchina c'era un motivo. E poi una domanda: Leverkusen era troppo lontana da Coverciano per fare una visitina a Donati? A centrocampo regna la confusione: Marchisio cambia ruolo a ogni time-out improvvisato ed è in crisi d'identità, De Rossi continua a litigare con la seconda partita del Mondiale. Mentre Pirlo viene adorato come il Cristo di Rio, va invece in punizione «Giamburrasca» Verratti. Colpa dei test fisici dicono (a 21 anni?), ma forse il ragazzo ha rubato la merenda a Cassano e il ct s'è arrabbiato: inspiegabile altrimenti la sua esclusione. Poi restano Parolo, già grato d'essere lì dopo una vita in Serie C e Insigne che fa lo spot vivente di «Gomorra - La Serie», mentre Cerci spreca la sua chance e dice: «In 20' non si può fare molto». La prossima volta, meglio non dargli nemmeno quelli. E magari buttare dentro Immobile, ormai atteso da tutta Italia come l'unto del Signore. Nel 2010 aspettavamo allo stesso modo Quagliarella, ma Lippi lo capì tardi. Prandelli smetta le vesti del buon pastore e ribalti questa squadra. Poi, con gli ottavi in tasca, tutti al pellegrinaggio col don Cesare. di Francesco Perugini