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La coppia dello scambio di embrioni: "Abbiamo scelto i nomi dei gemelli"

Ignazio Stagno
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Dopo le polemiche parla la "coppia del Pertini" cui per errore sono stati impiantati gli embrioni di un'altra coppia. Un caso che non esiste nei codici, non ha precedenti giuridici e attrae i media di mezzo mondo. I due, un uomo e una donna di quarant'anni si confessano in un'intervista al Corriere e raccontano come la notizia di una maternità si sia trasformata in un "incubo". Dietro due nomi di fantasia come Paolo e Francesca, i due coniugi spiegano come hanno appreso la notizia dello scambio di embrioni: "Avevamo fatto tutto al Sant'Anna. Mi chiamò il primario. Risento le parole. A livello verbale mi dava tutte belle notizie: i bambini stavano bene, maschietto e femminuccia... ma il tono non mi convinceva. Finché m'ha detto: signora, il suo patrimonio genetico non è compatibile". Il racconto - A questo punto arriva il racconto del marito: "Io ero nell'altra stanza. Sentivo mia moglie che prima gioiva e poi ha avuto un mancamento. Ho fatto il test anch'io. Confermato: non compatibile". La donna, come è comprensibile è rimasta profondamente colpita da quanto accaduto: "Ricordo l'estraniamento. Ero disorientata. Il giorno più felice della mia vita devastato. Dentro hai qualcosa che sta crescendo ma non ti corrisponde. Da lì abbiamo dovuto decidere se portare avanti o no la gravidanza". "Per un momento abbiamo pensato se portare a termine la gravidanza. Poi però mi sono chiesto 'chi sono io per decidere della vita o della morte?'", aggiunge il marito. L'altra coppia - Poi il pensiero va all'altra coppia, quella che ha perso i propri embrioni: "Condivido con loro il dolore per la perdita degli embrioni. Anche noi abbiamo perso i nostri. Io non mi ci posso mettere, nei panni dell'altra. Io porto dentro i bambini", afferma Francesca. "Non sono nemici, li rispetto molto. E hanno tenuto un atteggiamento molto pacato. Ma, nei loro panni, col cuore a pezzi, lascerei perdere. Hanno perso una fase fondamentale, la maternità. Mia moglie non è un animale da riproduzione. C'è chi dice che un giudice potrebbe decidere che la mamma è mia moglie e il padre è l'altro? Vorrei vederlo in faccia un giudice così", spiega il marito. I nomi - Infine in questa assurda storia prevale il sentimento di chi attende la nascita di due bambini: "Abbiamo già scelto i nomi, li portiamo dentro il nostro cuore. In ospedale li chiamano Cip e Ciop, per ora va bene così...", concludono Paolo e Francesca. 

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