Il sistema Renzi va in procura
Le indagini sull'attico serviranno a far luce sui rapporti con l'amico-finanziatore Carrai, l'uomo-ombra che lo ha seguito fin dai primi passi in politica
Non c'è reato e al momento non c'è neppure un indagato, tuttavia l'apertura di un fascicolo giudiziario sulla famosa vicenda della casa di Matteo Renzi è un passo avanti per abbattere il muro di silenzio che circonda la storia rivelata da Libero. Visto che - nonostante le nostre sollecitazioni e l'interrogazione presentata ieri dal Movimento Cinque Stelle - il presidente del Consiglio non si decide a fare chiarezza sui rapporti intercorsi tra lui e l'imprenditore Marco Carrai, e sulla generosa ospitalità di quest'ultimo quando il premier era sindaco di Firenze, forse a chiarire i contorni della curiosa storia ci penserà la Procura. Anche la nota diffusa ieri sera dall'ufficio stampa del premier, infatti, non contribuisce a fare luce sulla vicenda. «Via Alfani non era la casa di Renzi pagata da Carrai», recita il testo. «Renzi ha usufruito in alcune circostanze dell'ospitalità di Carrai». Peccato però che Matteo in quell'attico avesse posto ufficialmente la propria residenza: difficile liquidare il tutto come ospitate occasionali in casa di un amico, che peraltro non risulta abitasse lì e che ha stipulato il contratto d'affitto dell'alloggio quando già il sindaco vi si era trasferito. In attesa dunque del pronunciamento dei pubblici ministeri, riassumiamo di seguito, per comodità dei lettori, i termini della faccenda, mettendo in luce i lati oscuri della locazione gratuita di un attico nel centro di Firenze. 1. Nel 2009 Renzi vince le elezioni e diviene sindaco di Firenze. Il neo primo cittadino, che risiede con la famiglia in un Comune a 15 chilometri in linea d'aria dal centro del capoluogo toscano, per stare più vicino al municipio decide di trovare un alloggio in città. Stipula per questo un contratto d'affitto per un appartamento in via Malenchini, a due passi da Palazzo Vecchio: una mansarda di due vani più servizi al prezzo di mille euro il mese. Per Renzi significa un quarto dello stipendio da sindaco, non proprio poco, e per tale ragione il futuro premier dopo meno di due anni lascia l'abitazione. Per tornare nella sua casa di Pontassieve? No, per un attico più grande e con terrazza, cinque vani invece di due, al prezzo di 900 euro, che però dopo pochi mesi diventano 1.200. Cifra più che giustificata trattandosi di un alloggio nel centro storico, ma non certo a buon mercato per uno che giudicava eccessiva una pigione di mille euro. Il risparmio però consiste nel fatto che a pagare l'affitto non è lui, ma un imprenditore di Greve in Chianti, Marco Carrai, un suo amico. Piccolo dettaglio: il sindaco si trasferisce nella nuova residenza il 14 marzo 2011 (come da atti del Comune), il contratto d'affitto tra Carrai e la proprietà viene stipulato due settimane dopo, il 28 marzo 2011. 2. Ma chi è il generoso amico che paga casa a Renzi? Si tratta del figlio di una famiglia di imprenditori edili toscani, un giovane che all'inizio aveva gravitato nel Ppi e nella Margherita, divenendo poi coordinatore dello staff di Matteo quando questi fu eletto presidente della Provincia di Firenze nel 2004 e, successivamente, amministratore delegato della Florence Multimedia, una società di comunicazione voluta da Renzi. Da lì in poi Carrai rinuncia alla politica e si dedica agli affari e, pochi mesi dopo l'elezione a primo cittadino di Firenze del futuro premier, eccolo divenire amministratore delegato di Firenze Parcheggi, società partecipata dal Comune. Non è finita: nel 2013, quando il sindaco è ospite della sua casa in via degli Alfani, Carrai viene nominato presidente della società dell'aeroporto di Peretola, cioè dello scalo aeroportuale di Firenze. Tralasciamo per non confondere troppo i lettori gli altri incarichi dell'amico di Matteo, limitandoci a segnalare che siede anche nel consiglio di amministrazione della Fondazione dell'Ente Cassa di risparmio e nel consiglio direttivo della Fondazione Open ed è tra i fondatori dell'associazione Link che ha gestito la raccolta fondi delle campagne elettorali del premier. L'azienda di famiglia ha partecipato alla realizzazione del negozio Eataly a Firenze, di cui Farinetti, amico di Renzi, è titolare. 3. Il nome di Carrai non spunta solo nelle società in cui il Comune ha interessi diretti o in quelle che servono a Renzi per finanziarsi, ma anche in altre operazioni. La prima è quella delle guide multimediali di Palazzo Vecchio. Di che si tratta? Nel 2011, mesi dopo il trasferimento del sindaco in via degli Alfani, il Comune affida al Museo dei ragazzi, un'associazione presieduta da Matteo Spanò - ex dipendente di Florence Multimedia, cioè della società un tempo amministrata da Carrai - l'incarico di realizzare un servizio «audio-video-guida multimediale» su tablet per il Museo di Palazzo Vecchio. Il Museo dei ragazzi presieduto da Spanò, dopo una ricerca di mercato, affida l'incarico a C&T Crossmedia, una società che è posseduta al 51 per cento da D&C di Marco Carrai e Federico Dalgas. In Comune a quel tempo l'assessore alla Cultura è Giuliano da Empoli, che dopo qualche mese lascerà l'incarico e diventerà socio di C&T Crossmedia, la società che deve realizzare il servizio «audio-video-guida multimediale». 4. Non è tutto: la più importante mostra organizzata a Palazzo Vecchio è quella dedicata alle opere di Jackson Pollock e Michelangelo, per cui il Comune pagherà 375 mila euro. La coautrice della mostra è Francesca Campana Camparini, 26 anni, laureata in Filosofia, e futura sposa (a settembre) di Marco Carrai. Naturalmente noi non ipotizziamo irregolarità di alcun tipo negli appalti o nelle assegnazioni di questi incarichi: non siamo pm e dunque stiamo alla larga dalle questioni penali. Ci limitiamo a una sola domanda: tutto ciò era opportuno? E aggiungiamo: ma questo è il metodo che Renzi intende adottare a Palazzo Chigi? di Maurizio Belpietro