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Marchionne, mr bulldozer spiana anche il Drake Enzo Ferrari: quel messaggio nella frase su Raikkonen...

Andrea Tempestini
Andrea Tempestini

Milanese convinto, classe 1986, a "Libero" dal 2010, vicedirettore e digital editor. Il mio sogno frustrato è l'Nba. Adoro Vespe, gatti, negroni e mr. Panofsky.

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"Kimi è cambiato molto: la paternità lo ha reso più riflessivo", Sergio Marchionne, 14 dicembre 2015. Mister bulldozer, ovvero Sergio Marchionne. Oppure come lo chiama la stampa british, the cardiganed assassin, l'assassino in maglione, giusto per dargli una sfumatura un poco più macabra e ancor più spietata. Non ci si riferisce alla sua parabola (da bulldozer...) in Fiat, ma al suo primo anno da presidente Ferrari, soltanto a quello. In rapidissima rassegna: la guerra senza quartiere contro Bernie Ecclestone e il clan anglosassone; la mezza (e geniale) furbata del team Haas (che fa ben sperare i ferraristi per la prossima stagione); lo scacco matto alla Red Bull a cui ha fatto soltanto "annusare" i motori; l'uso del "diritto di veto", antichissimo e quasi dimenticato privilegio del Cavallino a cui si è appellato per bloccare le proposte di Jean Todt su motori 2017. E poi si arriva a ieri, a una conferenza stampa che è un po' la summa di quest'ultimo anno, e che Marchionne ha affrontato, appunto, con l'incedere solenne e inarrestabile del bulldozer. Anche qui, in rapidissima successione: annuncia il ritorno di Alfa Romeo in Formula 1 (Sergio non lascia, figurarsi, e anzi raddoppia); cannoneggia ancora contro Ecclestone minacciando l'addio della Ferrari, il che equivarrebbe a disintegrare il circus; sbertuccia Alonso ricordando al mondo che Seb Vettel, al primissimo giorno in Ferrari, era già più ferrarista di Nando al quinto anno a Maranello; tira le orecchie all'intera scuderia che, sì, ha fatto bene, "ma questa stagione potevamo vincere di più, la macchina c'era"; fissa gli obiettivi: "Vincere, alla prima gara di marzo"; si esprime su Dieter Zetsche, mister Mercedes, in questi (belligeranti) termini: "Aveva sempre un po' di arroganza quando parlava della Ferrari. Un po' l'ha persa, ma dobbiamo fargliela passare del tutto". Ma c'è anche un'altra frase, pronunciata da mister Bulldozer, che ha fatto un po' meno scalpore di tutte le altre e che però, forse, dipende da come la guardi, dà la cifra del "tipino" con cui abbiamo a che fare, ammesso che di indizi per comprenderla, quella cifra, ne servano ancora. Si parla di Kimi Raikkonen, il finlandese dagli alti e bassi, il pilota che quest'anno ha fatto il suo compitino - quarto posto nel mondiale - ma stringi stringi ha deluso. Nel corso della stagione, the cardiganed assassin, non ha certo risparmiato critiche a Kimi, no, per niente. Ieri, però, il registro è parzialmente cambiato: "Abbiamo visto due parti di un film, una meno bella, l'altra più convincente. Kimi è cambiato molto: la paternità l'ha reso più riflessivo. L'altro giorno orgoglioso mi ha mostrato una foto del figlioletto. È molto concentrato, da lui mi aspetto una stagione fenomenale", ha spiegato Marchionne. Un'iniezione di fiducia. Ma occhio. Il presidente Ferrari ci spiega che "la paternità l'ha reso più riflessivo", ergo lo ha migliorato come pilota, altrimenti non sarebbe lecito attendersi una "stagione fenomenale". Qualcuno, a questo punto, avrà ricordato un vecchio adagio tanto caro ad Enzo Ferrari e recitato come un mantra in ambiti motoristici: "Un pilota perde un secondo a ogni figlio che gli nasce". Ecco, Kimi no. O almeno, per Marchionne Kimi no. O forse, mister Bulldozer, ha voluto lanciare un messaggio un poco più trasversale: nella sua Ferrari, anche le leggi del Drake vengono temporaneamente sospese. di Andrea Tempestini @anTempestini

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