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Il Governo assume calciatori

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di Maurizio Belpietro

Nicoletta Orlandi Posti
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Ieri il governo ha varato il Documento di programmazione economico finanziaria, ovvero il malloppo che fissa gli obiettivi a medio termine in materia di conti pubblici. Nell'elenco si trovano molte cifre, sia sul debito che sulle sue prospettive di contenimento, operazione che nelle previsioni  dovrebbe essere resa possibile da una valanga di tasse.  Ciò a cui però nel Dpef non si fa cenno sono i tagli alla spesa dello Stato. Nonostante le promesse di intervenire su sprechi e ruberie, i provvedimenti sono rinviati alla famosa spending review, ossia alla revisione dei costi dell'amministrazione pubblica. A parlare per la prima volta di controlli sui mille rivoli in cui si disperdono le tasse degli italiani fu Mario Monti nel giorno del suo insediamento. Il presidente del Consiglio annunciò che della questione si sarebbe occupato addirittura un ministro come Piero Giarda, esperto di conti pubblici per aver presieduto per  quasi dieci anni la commissione incaricata di tenerli sotto controllo, oltre che sottosegretario dei governi Dini, Prodi, D'Alema e Amato. Tuttavia, nonostante l'incarico ad un uomo ben rodato in fatto di bilancio statale, a cinque mesi di distanza dalla nascita del governo nessuno spreco è stato non solo tagliato, ma neppure individuato.  Per avere il quadro delle varie voci di spesa pare si debba aspettare fino a metà giugno, data per la quale il professor Giarda si sarebbe impegnato a presentare i risultati della sua indagine fra i ministeri. Speriamo che Dio ce la mandi buona. Nel frattempo, per dare una mano a Giarda e anche al Creatore, noi di Libero ci siamo già messi con i nostri mezzi  da cronisti a scandagliare i conti pubblici e, soprattutto, i bandi di gara con cui l'amministrazione dello Stato spende i soldi dei contribuenti. Ieri abbiamo dato conto dell'asta indetta dal Senato per la fornitura di decine di migliaia di agende da destinarsi agli eletti di Palazzo Madama: un milione di euro più Iva per contentare 315 senatori. Uno spreco di denaro alla faccia del rigore imposto agli italiani che ci ha indotto a titolare: «Si fanno le agende in pelle del contribuente». I taccuini a peso d'oro però sono solo una delle migliaia di uscite statali e molte altre se ne possono aggiungere. Tra queste ne segnaliamo oggi una particolarmente gustosa. Mentre nelle carceri gli agenti penitenziari sono costretti allo straordinario per mancanza di personale, il ministero di Grazia e Giustizia si è fatto la squadra di calcio. La formazione per la verità esiste da tempo e milita nel campionato di serie D, ma dato che i giocatori pare non sfondassero l'amministrazione ha deciso di ingaggiare calciatori professionisti o quasi. I bandi di concorso sono stati pubblicati nel  2010 e nel 2011, per l'assunzione rispettivamente di 5 e 7 giocatori. Stipendio fra i 1.300 e i 1.800 euro netti al mese, che però possono aumentare in quanto, essendo i campioni inquadrati come agenti penitenziari, ogni volta che si gioca in trasferta agli undici va pagata l'indennità di missione. Si sa, l'amore per la squadra è cieco e dunque non fa badare a spese, al punto che i giovanotti non sono stati inquadrati con contratti a termine, come pure la normativa consentirebbe, ma in pianta stabile, con rapporto di lavoro a tempo indeterminato. In tal modo i calciatori, per non essere costretti a scendere in campo anche a sessant'anni, hanno la prospettiva di essere poi sistemati in qualche ufficio dell'amministrazione, dove senz'altro l'esperienza acquisita rincorrendo la palla in calzoncini e maglietta sarà utile nella gestione di una prigione. Una volta pensionati dalla squadra, ovviamente i ragazzi saranno rimpiazzati con un altro bando di concorso, così da avere sempre dei fuoriclasse a rappresentare la polizia penitenziaria. Perché un ministero che non ha soldi da investire nell'informatizzazione della Giustizia debba spenderne per finanziare una squadra di calcio di serie D è però un mistero. Mesi fa, gli inviati del programma di Italia 1 Le Iene provarono a chiederlo ai funzionari di via Arenula ma non ottennero risposta e anche un'analoga richiesta inviata agli uffici del Guardasigilli non ebbe miglior fortuna. Dunque ci riproviamo noi di Libero, rivolgendoci direttamente al ministro. Pur sapendola molto impegnata in questi giorni con la riforma delle norme su corruzione e intercettazioni, ci piacerebbe che Paola Severino rispondesse alla nostra domanda. Mentre si chiede agli italiani di tirare la cinghia, è proprio indispensabile finanziare una squadra di calcio di finti agenti penitenziari? Chi paga i soggiorni in albergo, i viaggi e il resto dei costi per sostenere la formazione? Lo Stato? Ma uno stato che dichiara di rischiare la bancarotta, può continuare a giocare con i soldi degli italiani? Attendiamo risposta. Per parte nostra proseguiamo con la spending review di Libero. Domani un'altra puntata. di Maurizio Belpietro

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