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Strage di Stato

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di Maurizio Belpietro

Giulio Bucchi
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Dicono che nel 1929, in piena crisi economica, le finestre dei grattacieli di New York furono sigillate per evitare che la gente si  buttasse di sotto. L'America registrò infatti, in quell'anno, un numero impressionante di suicidi, persone che a causa del crollo di Wall Street persero tutto, anche la speranza. Da noi non so come stiamo a statistiche, ma la lista di chi ha scelto di farla finita perché rovinato si allunga di giorno in giorno. Sarebbero 23 nei soli primi tre mesi dell'anno, ma è probabile che l'elenco sia in difetto. Imprenditori, artigiani manager ridotti sul lastrico che non sopportano la vergogna di non poter pagare i propri dipendenti o di non avere più un lavoro. La strage silenziosa, l'ha definita qualcuno. Già, perché nonostante i numeri siano da epidemia, finora i suicidi sembrano fare poca notizia. Solo il piccolo impresario edile che si è dato fuoco a Bologna è finito nei titoli dei telegiornali, ma più per le modalità del tentato suicidio che per la sua vicenda. Eppure, a leggere le storie delle persone che non ce l'hanno fatta a reggere il peso della crisi, si capisce che non siamo in presenza di  un fenomeno causato da un'improvvisa ondata di depressione, bensì di un cappio che sta strozzando le piccole imprese e chi le guida. Le ragioni dei suicidi sono infatti sempre le stesse. Un calo degli ordini, i mancati pagamenti per lavori eseguiti, un fido negato dalle banche, una cartella del Fisco arrivata all'improvviso. In genere non si tratta di grandi somme. Poche decine o centinaia di migliaia di euro. Ma per poche decine o centinaia di migliaia di euro c'è chi si appende alla trave oppure si spara una fucilata in bocca. Antonio Di Pietro l'altro giorno ha accusato Monti di avere sulla coscienza queste persone: un'esagerazione ovviamente. Per quanto noi non si sia d'accordo con la politica economica del presidente del Consiglio, è difficile ritenerlo  responsabile della decisione di chi si è tolto la vita. Il premier ha ereditato una situazione difficile e ha cercato di affrontarla con le teorie economiche che ha studiato per una vita. Purtroppo le formule matematiche o le strategie finanziarie non tengono conto degli aspetti umani, per cui ciò che in apparenza va bene sulla carta non è detto che funzioni per la vita delle persone. Intendiamoci, è giusto colpire chi non paga le tasse: versandone noi parecchie nutriamo da sempre la speranza che un bel giorno, quando anche i furbi pagheranno le imposte, la pressione fiscale diminuisca. Ma i piccoli imprenditori inseguiti da Equitalia non sono furbi. In genere si tratta di persone che si sono vendute tutto, anche la casa, pur di continuare la propria attività. Tuttavia, toccato il fondo, sono costretti a tirar giù la claire e a vedere messo all'asta l'appartamento acquistato con fatica per la propria famiglia. Non sono furbi neppure quelli che si tirano un colpo perché si sono visti negare 50 mila euro dalla banca. Lo fossero stati, i soldi li avrebbero nascosti in Svizzera e non starebbero a chiederli a un istituto di credito. Non sono furbi neppure quelli che attendono di essere pagati per i lavori già fatti, magari per la Pubblica amministrazione.  Aspettano fino all'ultimo, quando cioè in casa non c'è più un euro, convinti che lo Stato onorerà i propri impegni. Tutte queste sono persone oneste, basta leggere la piccola antologia raccolta dal nostro Alessandro dell'Orto in queste pagine.  Gente per bene che ha tirato la carretta fino a che ha potuto e quando ha perso tutto non ha voluto privarsi dell'onore. In Veneto, dalle parti di Padova, hanno addirittura dato vita a un'associazione per aiutare chi è schiacciato dai debiti: a tenerla a battesimo le figlie di due imprenditori che si sono uccisi. Non sappiamo di quante risorse dispongano i fondatori: immaginiamo poche. Per questo, fossimo in Monti e in chi lo supporta, al posto di farsi venire strane idee per sostenere la crescita, faremmo una cosa semplice. Sospenderemmo i contributi che lo Stato versa ai partiti e li destineremmo all'associazione. Provate a pensare quanti imprenditori si potrebbero salvare con 100 milioni. Distribuendo  centomila euro a testa a beneficiarne sarebbero in molti. Altro che finanziare chi fa politica: così finanzieremmo chi fa l'Italia. Come detto, diversamente da Antonio Di Pietro noi non riteniamo il presidente del Consiglio responsabile delle 23 morti che si sono registrate finora. Ma se né lui né i parlamentari che lo sostengono faranno nulla per sbloccare quei fondi e darli a chi ne ha bisogno, allora sì: la responsabilità dei suicidi che dovessero verificarsi in futuro nel Palazzo non la potrà respingere nessuno. di Maurizio Belpietro

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