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DISATTIVATO - Rosi Mauro pagava l'amante con i soldi del Senato

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Gli studi di Mosca pagati coi soldi del partito, spunta un finanziamento della Bnl di Palazzo Madama per una casa. Lei nega

Nicoletta Orlandi Posti
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Quando si dice amore a prima vista. «Ero andato a vedere un'assemblea di tranvieri - così la raccontava il Bossi  - e a un certo punto spunta 'sta ragazzetta che sale su un  tavolo e urla mettendo tutti a tacere...». Amor di causa padana, naturalmente, ché in questo caso non si tratta di coppia eroticamente intesa. Resta il fatto che, da quel giorno, la vigorosa «ragazzetta» di nome Rosa Angela Mauro detta Rosi, arrivata a Milano diciottenne da San Pietro Vernotico provincia di Brindisi - meridionalissima nell'aspetto e anche nella verve grintosa e passionale - è cresciuta eccome, all'ombra (politica) del Senatur.  Scalando il partito - lei proveniente dalla Uil sezione metalmeccanici, in cui cominciò l'attività sindacale nell'83, quando di anni ne aveva solo 21 - scalando i gradini padani, dicevamo, a partire dal Sindacato autonomista, poi diventato Sindacato Padano.  Giusto quello che, stando alle conversazioni intercettate fra l'ex tesoriere del Carroccio Belsito e la dirigente amministrativa  Nadia Dagrada, avrebbe goduto di finanziamenti continui per rimpinguarne le casse, e con l'insinuazione che in realtà fosse lei la beneficiaria - Dagrada: «...voglio vedere gli estratti conto del sindacato padano, cosa succede...»;  Belsito: «Secondo me gli viene un infarto»; Dagrada: «Ah bé, per forza, non sono usati per il sindacato, quindi...». E però adesso lei, “la Rosi”, risponde alle insolenze con il consueto piglio. Denunciando le «porcherie che i giornali si stanno inventando», così da «salvaguardare il bene più prezioso, il sindacato» - sui cui iscritti Belsito e la Dagrada ironizzano, «...c'avevamo quei settemila iscritti, no?» (risata sarcastica, annotano i Carabinieri), e la Dagrada: (ride) «...secondo me saranno... boh...», e chiude Belsito: «Pochi».   Ascolta Pier Mosca e Kooly Noody su LiberoTv   La badante - Nel  '93 entra da leghista  in Consiglio comunale a Milano - una cronaca del Corriere dell'epoca racconta che «nel vociare confuso che andava salendo di tono, una consigliera leghista di gradevole bellezza mediterranea, Rosi Mauro, si è esibita in bruschi inviti» all'opposizione. Poi, come detto, il lavoro nel Sin.Pa. Fino alla malattia del capo, anno 2004: da allora ne diventa inseparabile accompagnatrice, tanto da acquisire anche il nomignolo di «badante». Quasi una staffetta, fra lei e la moglie Manuela Marrone - «le due signore», questo l'appellativo a loro riservato dalle lingue avvelenate della coppia Belsito-Dagrada. Con la seconda a presidiare il focolare, e la prima onnipresente nelle occasioni pubbliche. Componente essenziale di quel “cerchio magico” che, secondo i maligni, avrebbe negli ultimi anni circondato il leader per influenzarne le decisioni. Casa in Sardegna - In ogni caso, dopo l'elezione in Regione Lombardia del 2005, tre anni dopo Rosi Mauro entra addirittura in Senato, e Bossi esplicitamente la candida al ministero del Lavoro. Il Berlusconi premier però evita, e la Rosi deve “accontentarsi” della vicepresidenza del Senato. Nel cui ruolo è protagonista del mitologico episodio, con lei a presiedere l'essenziale voto sulla riforma scolastica targata Gelmini, e insomma, un po' la confusione, un po' le chiamate veloci, e lei che  grida, e sbatte il martelletto, e alla fine ecco che dà erroneamente per approvati alcuni emendamenti dell'opposizione, così rischiando di non far passare la legge. Ma tant'è, può succedere di confondersi. Wikipedia le assegna un diploma in ragioneria, e però può darsi debba presto aggiornarsi. Nel senso che sempre l'irrefrenabile Dagrada - e attenzione,  le dichiarazioni di quest'ultima andranno poi riscontrate - ha dichiarato ai pm che, fra i soldi prelevati dalle casse della Lega per esigenze personali della Mauro, ci sarebbero anche quelli  serviti «per il suo diploma e la laurea (forse in corso)». E non solo: il Carroccio in versione Cepu si sarebbe fatto carico anche delle spese per il diploma e la laurea del «segretario particolare» di Rosi - e fra lei e lui l'esborso sarebbe arrivato a «complessivi 130mila euro». Ecco, il collaboratore della Mauro. Nelle intercettazioni se ne parla esplicitamente come «l'amante», ma questi son tutti fatti loro. Resta il fatto che Pierangelo “Pier”  Moscagiuro, poliziotto attualmente in aspettativa, sempre secondo la Dagrada sarebbe pagato proprio dal Senato - intercettata, sostiene che «so per certo che lui ha il contratto da segretario particolare della presidenza del Senato». In questo senso, a Libero non risulta sia a libro paga di Palazzo Madama. E però, sempre seguendo la Dagrada,  sarebbe stato dalla stessa Rosi «aiutato a ottenere un mutuo agevolato» - e nelle intercettazioni Belsito  conferma, «sì sì, con la Bnl del Senato». In effetti questa cosa sì, che risulta: Moscagiuro ha effettivamente contratto un mutuo con la filiale Bnl di Palazzo Madama, 170mila euro per acquistare una casa di quattro vani ad Arzachena Cala Bitta, in Sardegna. Indiano padano - Pensare che, indirettamente, anche nell'amicizia fra Pier e Rosi c'entra il Bossi. Perché lui, nato a Varese nel '75, faceva parte della scorta del Senatur. Poi, a causa di un'incidente, è stato costretto a lasciare l'incarico. Ed è passato alla sua grande passione: la musica. Diventando Pier Mosca: capelli lunghi e barba da sciupafemmine, le foto campeggiano sul suo sito internet, che ospita   l'intervista concessa a Radio Padania Libera. E anche il suo più grande successo, brano dal titolo “Kooly Noody” (pronuncia culi nudi), «scritta espressamente per Striscia la notizia e cantata in duetto con Enzo Iachetti». Succede che quell'anima rock da indiano padano  conquisti  la Mauro. Tanto da invitarlo a cantare alla festa del Primo Maggio organizzata proprio dal Sin.Pa sul Lago Maggiore. Quindi ne diventa il collaboratore. Tornando al mutuo agevolato a lui concesso, magari davvero per intercessioni del vicepresidente del Senato - non si vede altrimenti come avrebbe potuto - ecco, è bene rimarcare che non c'è nulla d'illecito. Diciamo un favore. D'altronde si sa, i politici ne fanno spesso. Romani o padani che siano. di Andrea Scaglia  

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