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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Andrea Tempestini
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Ieri Emma Marcegaglia ha ritrovato la voce. Dopo essere rimasta muta per settimane, quasi che lo scontro sull'articolo 18 non fosse una questione che la riguardasse, la presidentessa degli industriali ha sferrato un duro attacco ai sindacati che osteggiano le modifiche alla norma sui licenziamenti,  accusando Cgil,  Cisl e Uil di difendere fannulloni e ladri. Fossimo immodesti penseremmo che la capa degli imprenditori abbia parlato dopo aver letto il nostro editoriale di ieri mattina, in cui imputavamo a Confindustria la collusione con i vertici della Triplice. Avendo molti vizi ma non la presunzione, preferiamo credere che il discorso sia frutto di un ripensamento. Forse, in vista della sua uscita da viale Astronomia, sede romana dell'organizzazione, nostra signora delle aziende si è resa conto di come la pensano i suoi associati, i quali non sono tutti grandi e interessati a sgravi fiscali e incentivi, ma spesso devono lottare con chi pur non avendo voglia di lavorare pretende ugualmente lo stipendio a fine mese. Che la Marcegaglia si sia convertita sulla via del lavoro e lo abbia fatto con parole accese ci fa piacere. Segno che ai vertici dell'associazione delle imprese non tutto è perduto e in nome della pace sociale non tutto si è disposti a digerire. Proprio la questione dei rapporti tra azienda e organizzazioni dei lavoratori, non più tardi di qualche mese fa, aveva fatto litigare i vertici confindustriali con la più grande azienda del Paese. Quando Marchionne decise di rompere con Confindustria, uno degli argomenti rimproverati  alla presidentessa fu l'intesa con Cgil, Cisl e Uil che mirava a neutralizzare la modifica allo statuto dei lavoratori  voluta dal precedente ministro del welfare Maurizio Sacconi.  Che il timido passo in avanti verso una maggiore flessibilità nei rapporti di lavoro fosse stoppato proprio dai rappresentanti dell'industria, a Fiat non piacque. Avendo a che fare con gente che, quando gioca il Napoli spesso è colpita da improvviso malessere, al numero uno della fabbrica di automobili non era andato giù l'accordo e aveva deciso di darci un taglio, rompendo con l'associazione. Emma Marcegaglia ovviamente non l'aveva presa bene, ma anziché tornare sui propri passi aveva proseguito per la sua strada, continuando a flirtare con i sindacati, al punto che nel Pd e nel terzo polo avevano preso a guardarla sotto una luce nuova, arrivando al punto di immaginarla come possibile candidato di una coalizione di centrosinistra una volta che la signora avesse mollato il ponte di comando di viale Astronomia. A mandare a gambe all'aria i progetti politici della presidentessa - ammesso che fossero tali - ha contribuito l'arrivo di Mario Monti, il quale con la sua discesa in campo ha rovinato i piani di molti che si stavano scaldando i muscoli in vista del dopo Berlusconi. Tuttavia, a prescindere dalle motivazioni che l'hanno indotta a rivedere il suo giudizio sull'articolo 18 e a usare parole forti, non possiamo che compiacerci della decisione. Come abbiamo detto e scritto fino alla noia, siamo convinti che la norma dello statuto dei lavoratori sui licenziamenti individuali sia un freno a mano che impedisce al mercato di muoversi. Secondo gli esperti, con la riforma dell'articolo 18 i lavoratori che fanno il loro dovere non hanno nulla da temere, ma anzi forse da guadagnare. Nessuna azienda congeda gente capace e scrupolosa. Diverso è il caso di chi batte la fiacca o, peggio, si fa gli affari propri invece di quelli dell'impresa da cui percepisce un regolare salario. Gente che si mette in malattia e trova tutti i pretesti per non lavorare o che, grazie al posto ultraprotetto, danneggia la società da cui è assunto. Vale a dire i famosi ladri e fannulloni di cui ha parlato Emma Marcegaglia ieri. Quanto vale l'eliminazione di questa zavorra sui conti di un'azienda? Pietro Ichino, senatore del Pd e giuslavorista di fama, ha pubblicato delle stime in cui si parla di un incremento di produttività anche del venti per cento. Senza la certezza di essere intoccabili, gli scansafatiche si rimboccherebbero le maniche e quelli che non ne hanno intenzione sarebbero costretti a cedere il passo ad altri con più voglia di loro. Secondo un manager tra i più importanti d'Italia, con esperienza anche all'estero (non è il succitato Marchionne), l'abolizione dell'articolo 18 influirebbe sui conti del Paese molto più delle finte liberalizzazioni. Se è così, ora che anche la Marcegaglia ci ha ripensato, cosa aspetta la ministra Fornero ad andare fino in fondo? Attendiamo risposta.

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