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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Lucia Esposito
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Mario Monti ieri si è semplificato la vita. Invece di decidere ciò che aveva annunciato, ovvero l'abolizione del valore legale del titolo di studio, provvedimento di cui si dibatte dall'epoca in cui era presidente della Repubblica Luigi Einaudi, il premier ha deciso di non decidere e di rinviare tutto ad una consultazione pubblica, vale a dire chissà quando. Così si è risparmiato polemiche e contestazioni. Ma  quello riguardante la laurea non è il solo provvedimento previsto (con grande titolo sul Corriere della Sera) e non pervenuto. Il cosiddetto decreto semplificazioni avrebbe dovuto dare il via libera anche agli investimenti nella banda larga, ma nel testo licenziato dal governo della misura non c'è traccia. Al suo posto è stata istituita una cabina di regia, cioè un'altra delle mille commissioni in cui di solito le decisioni finiscono per perdersi, giusto il tempo che nessuno se ne ricordi più.  Ma a proposito di enti inutili, c'è da segnalare l'istituzione dello sportello del turista e dei viaggi low cost, un'istituzione promossa in accordo con le Camere di commercio, alla quale si affiancherà un apposito commissario contro le lungaggini della burocrazia. In pratica, non contento di avere una delle più pletoriche e inefficienti pubbliche amministrazioni d'Europa, il governo dei professori ha deciso di creare qualche nuova poltrona, facendoci sospettare che ciò sia solo l'inizio del nuovo piano per l'occupazione. A leggere il decreto si ha perciò la sensazione che si sia persa un'occasione. C'era la possibilità di semplificare davvero la vita degli italiani, abolendo adempimenti e riducendo la quantità di norme che obbligano i cittadini a mettersi in fila davanti agli sportelli pubblici. Invece si è preferito fare un po' di «ammuina», in modo da far credere che si sia semplificato qualcosa. Un po' come  è successo con le liberalizzazioni: tanto rumore per nulla. Il numero di notai è stato aumentato, ma era già previsto da tempo. Sui tassisti la decisione è stata affidata all'Authority e si vedrà quando arriverà. Per i farmacisti si è preferito lasciar fare alle Regioni, senza però stabilire i tempi. In quanto alle banche e alle assicurazioni, l'esecutivo non ci ha neppure provato, limitandosi a scrivere che gli agenti delle compagnie dovranno esibire al cliente anche polizze dei concorrenti (dei quali ovviamente parlar male), mentre allo sportello, prima della stipula di un mutuo, gli impiegati dovranno suggerire due diversi contratti assicurativi. Piccoli fastidi per i colossi bancari e finanziari, ricompensati però da alcuni grandi piaceri, come l'introduzione della commissione per chi fa il pieno di benzina con la carta di credito o la decurtazione del 30 per cento dei rimborsi per chi non fa riparare l'auto nei centri convenzionati con le compagnie di assicurazione . Che questo sia un po' il governo degli annunci, ovvero un esecutivo di professori  che la sanno lunga, soprattutto quando si tratta di darla a bere a giornali e opinione pubblica, cominciamo a sospettarlo. Dietro a formule efficaci («Salva Italia», «Cresci Italia» e, ora, il decreto che semplifica la vita delle famiglie) sono più le promesse che la sostanza. Fatta eccezione per le tasse e la riforma delle pensioni, Monti e compagni hanno fatto poco o niente. Anzi. Sul mercato del lavoro la manovra è stata tutta in retromarcia. Il ministro del Welfare dopo aver annunciato (sempre sul Corriere della Sera) che intendeva mettere mano all'articolo 18, ossia alla norma che impedisce il licenziamento dei fannulloni, è stata indotta dai sindacati a rimangiarsi tutto. Stessa musica con la cassa integrazione straordinaria, strumento  che gli esperti ritengono ormai superato e fonte di distorsione del sistema (i dipendenti in cig incassano l'assegno e poi lavorano in nero).  Dopo aver anticipato le sue intenzioni, Elsa Fornero è stata costretta subito a posticiparle: per non turbare i sonni di Susanna Camusso, lo stesso Mario Monti ha rassicurato i sindacati che la questione non è in discussione. C'è un provvedimento però che non è morto e sepolto come la riforma dell'articolo 18 e della cassa integrazione. Si tratta della misura che riguarda il rinnovo dei permessi di soggiorno per i lavoratori stranieri. Annunciata dai discorsi buonisti sul fronte degli immigrati, alla fine la proroga che permette ai lavoratori stagionali di rimanere in Italia passando da un ingaggio all'altro è stata inserita nel decreto varato ieri.  La conclusione è una sola: forse Monti non semplificherà la vita agli italiani, di sicuro agli extracomunitari ha cominciato a renderla più facile. di Maurizio Belpietro [email protected]

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