L'editoriale
di Maurizio Belpietro
A Bologna pare che i carabinieri abbiano deciso di censire le signore che esercitano sui viali. L'iniziativa non avrebbe nulla a che fare con la lotta alla prostituzione, ma, da quanto è dato capire, con quella all'evasione. Sì, cari lettori, avete inteso bene. Le pattuglie dell'Arma non identificano le mignotte per scoraggiare il meretricio, ma per incoraggiare anche chi batte il marciapiede a pagare le tasse. Più che informarsi sui reati, i militi nerovestiti chiedono indirizzo, codice fiscale, numero di prestazioni, guadagno medio giornaliero e, se la donna si vende in casa, il canone d'affitto per stimare le spese d'esercizio. La cosa, che per ora sembra limitata alla sola città di Bologna, si presta a molti commenti, il primo dei quali è quasi scontato. Se anche il Fisco va a puttane è proprio vero che siamo messi male. Ma al di là delle facili ironie, l'idea non è del tutto strampalata. Per anni le case chiuse sono state osteggiate da un pensiero moralistico, secondo il quale lo Stato non può regolarizzare la prostituzione perché finirebbe per guadagnarci, equiparando le prestazioni da letto a quelle professionali. Così, cacciate di casa dalla legge Merlin, le battone sono finite sulla strada a rinvigorire gli affari della criminalità, la quale, come è noto, le tasse tende ad evaderle e in tal modo, oltre a perdere gettito, lo Stato che non si vuole sporcare le mani favorisce chi si fa beffa del Fisco. Perciò, visto che il governo Monti intende eliminare il nero, giusto cominciare da quello in strada. I cui proventi, immaginiamo, verranno versati quotidianamente in banca, e avranno sino ad oggi superato i controlli sull'uso del contante senza che nessuno si scandalizzasse. E nel caso non vengano depositati allo sportello, finiranno per passare di mano in mano e ora, con il divieto di pagamenti superiori ai mille euro, di esser spesi con fatica in alberghi o negozi, oppure di intraprendere la via dell'estero. Meglio, dunque, rendere il tutto trasparente, con emissione di parcella e regolare imposta di bollo. In fondo, nei Paesi civili le belle di notte da anni si fanno pagare con carta di credito. Ricordo che un quarto di secolo fa, in Australia, un collega, avendone invitata una in camera, si sentì chiedere: American express o Visa? Volendo, spiegò la signora, il cliente avrebbe potuto anche farsi addebitare la serata sul conto dell'hotel. Certo, saldare in contanti non lascia traccia, mentre la Mastercard lascia una scia che non si cancella neppure dopo una vita. Ne sa qualcosa il governatore dello Stato di New York Elliot Spitzer, un democratico che sognava di scalare la Casa Bianca e finì in una casa chiusa: lì fu scovato dagli agenti dell'Fbi che seguivano la pista della sua carta di credito. Ma, in fondo, ormai siamo tutti controllati, più che dalle mogli dallo Stato. Il quale, dopo aver messo sotto controllo le nostre spese e il nostro conto corrente, si appresta a passare alle verifiche fiscali in camera da letto. Di questo passo è probabile che presto il ministero dell'Economia inserisca anche le escort fra le voci del redditometro: così se uno ci va più di una volta alla settimana gli ispettori dell'erario potranno chiedergli ragione della spesa. Tuttavia, dato che ormai con il nuovo governo si sta raschiando il barile, per non dire il sedile (dell'auto usata da chi usufruisce del sesso a pagamento), segnaliamo che prima di arrivare alla marchetta con ricevuta fiscale c'è molto altro da fare. Tanto per cominciare basterebbe stabilire che ogni genere di prestazione professionale è detraibile dalla dichiarazione dei redditi. Provate a immaginare se, al momento in cui annualmente ci si confessa con il Fisco, fosse possibile portare in deduzione le parcelle pagate. Oppure se la fattura per una riparazione in casa fosse considerata opera di manutenzione e come tale si potesse scalare dal conteggio finale da presentare all'Agenzia delle entrate.Ovviamente non voglio sostenere che chi esegue i lavori o fornisce una prestazione professionale non versi le imposte. A generalizzare si sbaglia sempre. Voglio però dire che, a guardare alcune dichiarazioni dei redditi da morti di fame, viene da pensare che evada più il professionista che la professionista. Al governo tecnico il compito di decidere se cominciare dalla lotta all'evasione o dal letto in cui qualcuno ogni tanto evade. di Maurizio Belpietro [email protected]