Max Pezzali, anche lui salta sul carro di Renzi
Per il cantante il sindaco di Firenze è addirittura una "leggenda vivente". Poteva risparmiarselo...
Va bene che la lisciata al sindaco che ti fa fare il concerto di Capodanno in piazza ci sta sempre, però definire Matteo Renzi «una leggenda vivente» Max Pezzali avrebbe potuto risparmiarselo. Non tanto per la lieve sproporzione tra qualifica accordata ed effettivo score politico e umano totalizzato finora dal Rottamatore, quanto perché queste goffe mannoiate in lode del capo di sinistra in carica uno se le sarebbe aspettate da chiunque tranne che da lui, che di certo cantautorame democratico e firmappelli aveva incarnato per due decadi la negazione antropologica. Al punto di guadagnarsi a sinistra una solida fama (e conseguentemente un altrettanto solido disprezzo) in qualità di conclamato criptoberlusconiano. E lo era stato davvero, Pezzali, un eroe per quella generazione che guardava con misto di repulsione e tenerezza ai puebli unidi e alle locomotive dei fratelli maggiori e che si riconosceva, semmai, nell'epica provinciale dei Jolly Blu e delle vasche in centro a guardare le ragazze degli altri. Un eroe postideologico e depoliticizzato, proprio come i ragazzi cui le sue canzoni si rivolgevano. Era stato, Pezzali, l'illusione che la via non di sinistra alla canzonetta esistesse. E invece niente da fare. Andando persino oltre il bacio della pantofola tributato all'allora grande capo Walter Veltroni cinque anni or sono, Max si è superato sviolinando il nuovo leader del Pd. Cui ha promesso addirittura di dedicare l'inno degli inni: “Sei un mito”, la canzone consacrata alla ragazza che scende bella come non mai, al cuore che rimbalza in bocca e all'ormai leggendario body a balconcino. Da lì a Renzi, lo scadimento è - come dire - palpabile. (m.g.)