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Andrea Tempestini
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La legge taglia-Province non elimina gli enti ma li raddoppia. A Brescia, infatti, la riforma anti-sprechi potrebbe addirittura moltiplicare gli organismi a carico dei cittadini. Colpa del disegno di legge Delrio, che è stato approvato alla Camera e verrà discusso in Senato la prossima settimana. Seguendo alla lettera il provvedimento, a Brescia dovrebbe nascere la «città metropolitana» allargata al capoluogo e a tutto il territorio della vecchia Provincia. Nello stesso tempo, però, i Comuni di montagna del Bresciano potrebbero scegliere di costituire la «provincia autonoma delle valli» riunendo almeno il 30% delle amministrazioni del territorio. Due enti al posto di uno. La grande novità  riguarderà le Province di gran parte dell'Italia (che nel 2014 saranno commissariate fino alla scadenza del mandato in attesa dell'assemblea dei sindaci che eleggerà il nuovo presidente e il nuovo Consiglio) e potrebbe dunque portare al grande paradosso della città metropolitana bresciana che si aggiungerà così alle nove città di grandi dimensioni (Roma, Milano, Torino, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari e Napoli). Il sindaco Emilio Del Bono è orientato verso questa scelta.  Cosa accadrà, dunque, nel Bresciano? Il primo cittadino, insieme ad altre Amministrazioni per un totale di almeno 500mila abitanti, potrebbe presentare la richiesta per attivare la «città metropolitana» e, una volta incassato il placet della Regione Lombardia (con la quale si dovranno poi definire nel dettaglio le competenze del nuovo organismo), si insedierà il nuovo Consiglio metropolitano, che ingloberebbe così l'intero territorio provinciale di Brescia e il nuovo ente Provincia. A meno che il 30% dei Comuni bresciani - che dovranno essere  confinanti - non decida a sua volta di restare fuori da questa grande novità, dando così vita alla «Provincia autonoma» che, come ente di secondo grado, avrà competenza solo sui suoi Comuni. Un'ipotesi, quest'ultima, che le Amministrazioni delle Valli stanno prendendo in seria considerazione per far nascere la variante che verrebbe così ribattezzata delle «Valli autonome». Le prime prove di dialogo sono già in corso fra i Comuni che potrebbero essere interessati i quali, chiamati alla prova conteggio, sembrerebbero intenzionati a fare sistema anche con la zona della Franciacorta, un vero e proprio paradiso famoso in tutto il mondo per il suo vino ma anche per il suo paesaggio. Anche Bergamo e Salerno potrebbero rientrare in questa novità ma, almeno per il momento, non sembrano essersi aperti chiari spiragli verso la costituzione di nuove città metropolitane. Anche se, come specificato nel Ddl del ministro per gli affari regionali Graziano Delrio, i sindaci interessati potranno muoversi anche in futuro dal momento che non esiste alcuna data di scadenza. Da un lato Brescia non vuole farsi sfuggire «le potenzialità e le opportunità che la città metropolitana porterebbe», per dirla con le parole dell'onorevole Alfredo Bazoli e del sindaco Del Bono, con quest'ultimo che, al tempo stesso, ha anche spiegato che non ha alcuna intenzione di diventare un «sindaco-presidente», invitando di fatto i Comuni interessati a farsi avanti per formare le «Valli autonome». Nel caso in cui Brescia decida invece di non diventare città metropolitana, in automatico – dopo il commissariamento che, in qualunque caso, non dovrebbe andare oltre l'estate - si costituirà la «nuova Provincia» che diventerà un ente di secondo livello e, quindi, non eletto dai cittadini ma dall'assemblea dei sindaci. L'unica cosa certa, per ora, è che il Broletto non andrà al voto e che sarà ufficialmente commissariato già nel 2014, così come molte altre Province del Belpaese. di Luca Bassi

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