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Pdl, il progetto di Berlusconi: modifiche alla manovra poi azzerare le cariche

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Giulio Bucchi
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Silvio Berlusconi è in piena attività, si è rimesso «in pista», come gli era stato chiesto dai dirigenti del suo partito. Niente esilio ad Arcore, niente malumore, ma un incontro dietro l'altro, alla ricerca di una «prospettiva». Con Angelino Alfano si erano chiariti martedì notte a Palazzo Grazioli, in un faccia a faccia lontano da telecamere e occhi indiscreti. Il segretario Pdl resta contrario all'idea di una crisi di governo e gli ha raccontato per filo e per segno come «all'ultimo minuto» i ministri pidiellini erano riusciti a modificare la Legge di Stabilità. Il Cavaliere, però, continua a ritenere che la manovra di Enrico Letta sia «una presa in giro» ed ha avvisato il vicepremier che «è il Pdl che rischia di farne le spese». L'ex premier resta convinto che si debba «staccare la spina», «dare un segnale, specie se il Pd continua a sostenere la giustezza della mia decadenza». Di più: «Io penso che se continueranno su questa strada, mi cacceranno, dovremmo ritirare la delegazione dal governo», ha detto, quasi sfidandolo, all'ex delfino. Ma il segretario Pdl, come già accaduto qualche settimana fa al Senato, è assolutamente contrario. Non tanto per lui, sottolinea, ma per «gli altri». Un pezzo degli «alfaniani», avverte, sono già oltre, «pronti ad una scissione». La prospettiva all'interno della quale si muovono Roberto Formigoni, Carlo Giovanardi, Fabrizio Cicchitto e anche «qualche ministro» è quella di una operazione neocentrista, «ispirata al Partito popolare europeo». Il Cavaliere è ancora convinto di poterli fermare. «E chi vuole tradire, tradisca...», si lascia scappare poi.    Leggi l'articolo integrale di Paolo Emilio Russo su Libero in edicola oggi, giovedì 17 ottobre  

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