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Berlusconi ripensa alla grazia"L'amnistia di Napolitano solo fumo"

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Il Cav non si fida della mossa del Colle: «Non prendiamoci in giro, non lo fa per me». E ora apre alla richiesta di clemenza

Matteo Legnani
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Silvio Berlusconi si trattiene un giorno in più ad Arcore. Inteso come luogo per il disbrigo delle pratiche personali e familiari. Il tutto mentre a Roma rimangono a mezz'aria i discorsi politici. E l'operazione di pacificazione dentro al Pdl tra le varie anime in conflitto.  Ma il Cavaliere ha una gerarchia di priorità. Prima se stesso. La sua vicenda giudiziaria. L'ex premier ha avuto un inizio settimana di serrato confronto con i figli, i manager, gli avvocati. E, alla fine della fiera, pare sia tornata d'attualità una possibile richiesta di grazia al Quirinale. Sul tasto spingono il legale Franco Coppi, i figli Marina e Piersilvio, l'amico Fedele Confalonieri. Raccontano che un Silvio inizialmente irremovibile («Non accetto di riconoscere una colpa che non ho commesso»), alla fine si sarebbe quasi convinto a firmare quella lettera (lui o chi per lui, i figli,  gli avvocati) da indirizzare al Quirinale. Leggi l'approfondimento di Salvatore Dama su Libero in edicola mercoledì 9 ottobre

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