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De Benedetti odia il CavaliereMa e solo un Berluschino rosso

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L'Ingegnere ha una vera ossessione per Berlusconi. Sarà perché è la sua brutta copia

Giampaolo Pansa
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Al teatrino dei pupazzi di Beppe Grillo mancava soltanto lui: Carlo De Benedetti, il mitico Ingegnere. Ma dal 7 giugno il duce delle Cinque stelle ha deciso di presentarlo al suo pubblico. E nel modo più carogna, con una lunga lista di accuse che tra poco vedremo. Che cosa ha fatto Cdb per meritarsi la gogna? Ha fatto quello che fa sempre. Ovvero ha sbroccato, ha pisciato fuori dal vaso. Strillando come non avrebbe dovuto, per rispetto verso il proprio ruolo di proprietario  della Repubblica. Una vera potenza nel microcosmo della carta stampata, che lui avrebbe l'obbligo di tutelare non parlando mai a vanvera.  La parola incauta o violenta: ecco un tratto del carattere che distingue Cdb da tutti gli altri padroni del vapore. Lui non le manda mai a dire, le dice in presa diretta. Senza badare alle conseguenze e al danno che procura a se stesso. Del resto, non è mai stato un signore conciliante. Anche nella veste di campo d'impresa si è sempre rivelato uno squalo, come di solito succede nel suo ambiente. Soprattutto quando sono in ballo miliardi e tutti vogliono mangiarseli. In questo non è diverso dal suo nemico giurato, Silvio Berlusconi. Pure il Cavaliere bada ai propri soldi con una cura persino più assidua di quella riservata ai propri voti. Dobbiamo stupirci che, in questo caso, gli estremi si tocchino, nel senso che risultino simili come accade ai gemelli? Assolutamente no. Non ricordo chi abbia detto che il capitalismo non è un pranzo di gala. E prevede per tutti l'uso di armi improprie e anche di peggio. Tra le armi preferite da Cdb c'è la parola. Di solito la usa per indicare l'avversario al disprezzo dei propri tifosi. Qualche volta il tentativo gli riesce, perché la potenza del suo impero mediatico rende troppo fievoli o inutili le risposte. Altre volte no. In questo caso la sorte dell'Ingegnere è segnata. E ricorda quella del piffero di montagna, che era partito per suonare e ritornò suonato. Come è accaduto nel caso del suo scontro con Grillo.  Confesso che mi dispiace dover scrivere questo sul conto dell'Ingegnere. Ma ho un'attenuante: quello di aver dedicato trentuno anni della mia vita a lavorare nei suoi giornali, per difenderli e renderli forti. Certo, sono stato un dipendente candido e fesso. Tanto è vero che, quando mi hanno messo nelle condizioni di lasciare il Gruppone debenedettista,  nessuno mi ha offerto non dico una medaglia d'oro, ma nemmeno di latta. Nonostante tutto, riconosco che Cdb non è affatto uno sciocco. E spesso sa guardare lontano. Della sua perspicacia citerò un esempio, molto attuale in questi momenti tetri. Cdb è stato uno dei primi a intuire che cosa sarebbe successo in Italia alle prese con la tempesta perfetta della crisi economica e finanziaria. Me lo spiegò nel novembre 2008, dunque con qualche anno di anticipo. Ero andato a congedarmi dal suo gruppo, come fanno i dipendenti di lungo corso. E trovai Cdb molto pessimista a proposito dell'economia del paese. Disse che stavamo soltanto all'inizio di una lunga serie di difficoltà che sarebbero durate un bel po' di anni. In quel momento ci trovavamo in piena deflazione, un ciclo economico che vede contrarsi la produzione, il reddito, i salari e i prezzi. Poi sarebbe arrivata la recessione. E allora avremmo visto i disoccupati fare la fila con la gavetta in mano, nella speranza di ottenere un piatto di minestra.   Purtroppo per lui, Cdb non è sempre così saggio. Spesso parla a bischero sciolto e si abbandona a giudizi affrettati che gli procurano repliche al veleno. È accaduto nel 2010 con Massimo D'Alema, accusato dall'Ingegnere di due crimini nefandi. Il primo era di «stare ammazzando il Partito democratico» in combutta con un tal Bersani, «assolutamente inadeguato come leader». Il secondo delitto era di «non aver fatto niente nella vita». Mentre quel derelitto di Bersani chinò il capo e non replicò, Max sganciò sull'Ingegnere un bomba tossica. Senza neppure nominarlo, lo bollò così: «Anche nel nostro campo ci sono tanti imprenditori che vogliono fare i Berlusconi di sinistra e cercano di condizionare la politica. Ma sono dei Berlusconi di serie B, dei berluschini». A quel punto, l'Ingegnere avrebbe dovuto incassare e portare a casa. Ma è tignoso, vuole sempre avere l'ultima parola. E così, mentre si trovava a Londra per un impegno cultural politico, picchiò duro su Max: «D'Alema? È un problema umano. Quando una persona, invece di rispondere nel merito, si mette a parlare della luna, non me ne può fregare di meno».  Già, un Berluschino rosso. Tra i politici italiani, D'Alema sa usare come nessuno il sarcasmo. Tanto che Grillo avrebbe molto da imparare studiando lo humour corrosivo di Max. Non conosco come abbia reagito l'Ingegnere nel sentirsi assimilato all'avversario numero uno. Ma so per certo che il Cavaliere è la sua eterna spina nel fianco. Non c'è occasione pubblica che non veda Cdb andare all'assalto di Berlusconi. Anche adesso, con i giornali che vanno a ramengo per il calo dei lettori e della pubblicità, l'Ingegnere continua a pensare che l'origine di tutte le disgrazie sia il Caimano di Arcore. La sua insistenza nell'attaccarlo potrebbe spiegarla soltanto uno psicanalista. Mi ricorda un vecchio signore della mia città che faceva cilecca con qualsiasi ragazza, ma dava la colpa a una dama che tanti anni prima l'aveva respinto. Da imprenditore e finanziere, l'Ingegnere non si è mai comportato da schizzinoso. E si è accoppiato con tipi che non erano stinchi di santo. A cominciare da Roberto Calvi, il banchiere dell'Ambrosiano, poi morto impiccato a Londra sotto il ponte dei Frati neri. Eppure a fargli ribrezzo è soltanto il Caimano.  In maggio, al Festival dei nuovi media che si teneva a Dogliani, in provincia di Cuneo, dove l'Ingegnere vive dopo la parentesi da profugo in Svizzera, ha spiegato al pubblico: «Berlusconi rifiuta la modernizzazione e le riforme perché è un piduista conservatore». Venerdì scorso, alla kermesse repubblicana di Firenze, è di nuovo tornato all'attacco. Spiegando: «Berlusconi e Grillo non piacciono agli italiani perché sono le malformazioni della società, dunque è giusto che stiano in basso». Ma questa volta, Cdb ha fatto il passo più lungo della gamba. Ossia ha commesso l'errore di attaccare due avversari con un mossa sola. Senza tenere conto di un fatto che i suoi esperti di comunicazione avrebbero dovuto rammentargli: Grillo è molto più astuto del Caimano e possiede un istinto formidabile per lo spettacolo. Infatti ha replicato all'Ingegnere annunciando sul suo blog che gli avrebbe rivolto dieci domande, una replica beffarda del tormentone inflitto al Cavaliere dalla Repubblica di Ezio Mauro. Con una variante dettata dalla cattiveria stellare. La corazzata repubblicana aveva svelato i dieci quesiti tutti in una volta, per poi ripeterli giorno dopo giorno, con un fantozziano effetto noia. Invece il blog corsaro del Duce grillesco le sparerà al rallentatore, tenendo acceso l'interesse dei suoi fanatici. Come ci ha ricordato sabato Franco Bechis su Libero, il primo quesito riguarda un disastro annidato nel passato imprenditoriale dell'Ingegnere: come ha fatto a ridurre in macerie l'Olivetti, un'azienda all'avanguardia nell'innovazione?  Non ci resta che aspettare le puntate successive. Una cosa è certa: con l'ariaccia che tira in Italia, ci stiamo occupando di miserie. Ma del resto questa rubrica si chiama Bestiario e non è la succursale del Premio Nobel.

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