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Fisco evasori

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Nicoletta Orlandi Posti
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Ci risiamo, puntali come non sono più i treni, arrivano le famose e fumose tabelle del Ministero dell'Economia sulle dichiarazioni dei redditi degli italiani. E puntuali come solo gli esattori di Equitalia sanno essere arrivano i titoli di sdegno e le commendevoli prese di posizione della banda degli onesti, quelli che a loro dire pagano fino all'ultimo centesimo di tasse, che si scandalizzano perché un gioielliere dichiara meno di un lavoratore dipendente o una tricoteuse è sotto il livello di sussistenza mentre il metalmeccanico duro e puro e il pubblico travet sono, obtorto collo, contribuenti di specchiata fedeltà. Ebbene non è così. Quelle tabelle sono distorte e distorsive e in parte anche mendaci e servono a foraggiare di argomenti spettacolari i professionisti dell'anti-evasione. Non ho lo spessore né culturale né morale di Leonardo Sciascia, ma davvero in questo Paese gli eroi della sesta giornata sono un esercito duro da sconfiggere e sconfinato da censire.  Anti-evasione - I professionisti dell'anti-evasione - al pari di  quelli dell'anti-mafia che Sciascia svelò nel suo monumentale articolo del 10 gennaio 1987 sul Corriere -  servono alla causa della burocrazia fiscale e oppressiva di questo Paese per occultare, sotto una cortina di sdegno da ben orchestrare, tre verità: la prima è che l'evasione fiscale in Italia è forse più bassa di quanto si dica, la seconda che la massa d'evasione è costituita dalle piccole furberie di moltissimi che sono spesso percepiti come povericristi, la terza è che se si indica nei professionisti, negli artigiani e nei commercianti la categoria dei “parassiti” come icasticamente illustrava la pubblicità regresso anti evasione promossa dal Ministero dell'Economia si lasciano in pace i veri grandi evasori che sono poi i primi responsabili della crisi economica che attanaglia il Paese. E nessuno per contro che dica che questo livello di pressione fiscale è inaccettabile e magari ricordi la curva di Laffer che dice: al crescere dell'aliquota diminuisce, oltre un certo livello, l'incasso del Fisco.  Queste tabelle sono create ad arte per sviare l'attenzione sul problema dei problemi: l'inefficienza del nostro Fisco che è ammalato di bulimia per cassa e di bulimia normativa e che è distorto nella sua medesima funzione. Non obbedisce al dettato costituzionale (articolo 53 da contemperare però almeno con il 41 tutela della proprietà privata e con il 47 tutela del risparmio) quanto  alla voracità della spesa pubblica improduttiva che è improntata a prassi anticostituzionali.  È proprio la farraginosità delle norme fiscali, che peraltro alimentano l'ignoranza nei cittadini, a consentire ai professionisti dell'anti-evasione di sbandierare queste famose tabelle per indicare alla pubblica gogna i parassiti. Che tali non sono o almeno non lo sono nel numero e nella massa di tasse evase che gli eroi della sesta giornata tributaria vorrebbero farci credere. E vediamo di chiarirci. Mentre i lavoratori dipendenti assolvono ai loro obblighi fiscali direttamente alla fonte, ma una e una sola volta, chiunque abbia una partita Iva è chiamato dal Fisco a rendere conto e dunque a versare all'incirca 150 volte l'anno.  Reddito e utile - Il regime fiscale italiano inoltre consente - come in tutto il resto del mondo civile - di distinguere i redditi dell'impresa che paga le tasse per proprio conto dai redditi del titolare dell'impresa che paga le tasse per proprio conto ma sull'utile che emerge, una volta pagate le imposte da parte dell'impresa, della sua azienda. Dunque poniamo che il nostro famoso gioielliere abbia la sua bottega orafa in società con altre due persone se il suo reddito di 17.330 euro mena scandalo è sbagliato. Vuol dire che è il risultato della spartizione di un utile netto di  circa 52 mila euro realizzato da quella bottega orafa la quale ha già pagato più o meno la stessa cifra di tasse. E si potrebbe qui elencare la teoria di balzelli che quell'attività ha  fronteggiato in corso d'anno. Ma per dire della distorsione statistica basta notare che nella platea dei dipendenti rientrano anche i grand commis di Stato, i Magistrati, o tutti i vertici delle aziende private che alzano la media.  La giusta media - Dunque per sapere se il gioielliere guadagna più o meno del suo dipendente bisognerebbe confrontare il reddito del titolare della gioielleria con quello del dipendente della gioielleria. Ma non è finita. Curiosamente le tabelle del ministero divulgate non parlano di badanti, colf, infermieri, impiegati nel sociale. Perché ? Tempo fa feci qui su Libero notare che una badante in ospedale prende all'incirca 90 euro a notte in nero. E vogliamo parlare dei cassaintegrati che integrano con il doppio e triplo lavoro? E vogliamo fare una seria indagine sulla manovalanza in agricoltura o sul nero che le pizzerie pagano a chi inforna visto che mancano 6500 pizzaioli e che probabilmente per averne uno si è disposti a chiudere un occhio sulla trasparenza della paga? Ma se la pizzeria paga in nero, il nero deve farlo ed ecco come si alimenta l'evasione.  Dicevo che probabilmente l'evasione fiscale è più bassa di quanto stimano i professionisti dell'anti-evasione per un motivo molto semplice: la massa. Se davvero fosse di 240 miliardi come si stima vorrebbe dire che circa un terzo del Pil del Paese è clandestino. A questo andrebbe aggiunto il bottino della corruzione stimato in  80 miliardi (a proposito siamo sicuri che tra i famosi dipendenti che pagano fino all'ultimo centesimo non ci siano anche i corrotti che ovviamente non dichiarano le mazzette?) oltre all'economia mafiosa che vale altri 200 miliardi. Vi sembrano cifre credibili o buttate li a casaccio?  La vera evasione - La verità è che tutto questo polverone serve a nascondere la vera evasione e la vera elusione: quella operata dalla banche, dai broker internazionali, dalle multinazionali che operano in Italia ma pagano se pagano altrove, dalle stesse aziende di proprietà pubblica e dallo Stato medesimo che non onora neppure i suoi debiti! Ma le tabelle dei grandi evasori, dei maggiori contenziosi fiscali chissà perché non escono.  Se il Ministero dell'Economia vuole fare moral suasion e un'operazione verità pubblichi piuttosto gli studi di settore. Si capirà che nonostante una crisi economica quinquennale i professionisti (persone fisiche) hanno denunciato guadagni in crescita dell' 1,5% e che il loro reddito medio è attorno ai 50 mila euro. E allora non sarà che l'evasione fiscale, che pure c'è e va combattuta, è un ottimo alibi per questo Stato che non vuole mettere sotto controllo la spesa e soprattutto è incapace di viversi non come gabelliere ma come servitore del cittadino? In fin dei conti i professionisti dell'anti-evasione servono proprio a questo. A farci credere che in torto siamo noi cittadini e non lo Stato.    

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