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L'eredità del Professore:in vista manovra da 7 mld

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Se la recessione non si attenuerà nei primi mesi del 2013, una correzione dei conti pubblici sarà inevitabile. Il governo Monti ci porterà un'altra stangata

Andrea Tempestini
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di Francesco De Dominicis Ieri il Sole24Ore. Una settimana fa Milano finanza. La stampa economica è in perfetta sintonia: il prossimo Governo, quello che uscirà dalla tornata elettorale del 24 febbraio, dovrà varare subito una «correzione» dei conti pubblici da 7 miliardi di euro, necessaria a compensare gli errori dell'Esecutivo guidato da Mario Monti. Che avrebbe sbagliato i calcoli aprendo le porte a  un buco nei conti dello Stato. Il premier uscente ha previsto per quest'anno una contrazione dell'economia pari allo 0,2%, dopo il -2,4% del 2012. Ma se il pil dovesse perdere terreno fino a -1% nel 2013 il quadro cambierebbe e pure la finanza pubblica ne risentirebbe.  Di qui un inevitabile intervento. Scenario, quello descritto ieri dal quotidiano di Confindustria, sostanzialmente sovrapponibile a quello delineato il 4 dicembre scorso dal Nens (Nuova economia nuova società). Si tratta del Centro studi fondato da due pezzi da novanta del Partito democratico, Vincenzo Visco e Pierluigi Bersani, che, qualche settimana prima di Natale, come riferito su queste colonne, aveva già pronosticato una manovra da almeno 7 miliardi di euro per la prossima primavera. «Tenendo conto del pessimo andamento dell'Iva - dice il Nens - presumibilmente dovuto all'incremento dell'evasione» avanzo primario e indebitamento netto del 2012 sarebbero lontani dalle previsioni di Monti. Lo studio degli economisti vicini al segretario Pd, dunque, ritiene che «nella peggiore ma non improbabile ipotesi l'Italia non uscirebbe dalla procedura comunitaria per disavanzo eccessivo, il che renderebbe  obbligatoria una manovra immediata per il governo subentrante» necessaria anche «per rispettare il programma di riduzione del rapporto debito/Pil». Passaggi tecnici che Bersani, nei giorni scorsi, ha tradotto con l'espressione «polvere sotto il tappeto» lasciando intendere che, vinte le elezioni, potrebbe trovare brutte sorprese.  Monti  ha rassicurato il leader Pd, spiegando che i conti sono in ordine. Tuttavia, le preoccupazioni crescono. Per tenere in sicurezza le finanze statali l'unica strada  porta a nuove tasse, visto che tagli alla spesa pubblica e sforbiciate agli sprechi non vanno di moda, chiunque sia l'inquilino di palazzo Chigi. Sta di fatto che  le sorti dei contribuenti, già piegati dalla mazzata Imu sono legate ancora una volta a pesanti incognite. Le previsioni del Governo, del resto, sono fondate più su eventi sperati (calo del pil non drammatico) che su stime attendibili.  Stesso discorso per l'Iva. A giugno, salvo miracoli, l'imposta sul valore aggiunto salirà  dal 21 al 22%. Per evitare la stangata sui consumi vanno trovati 4 miliardi di euro. Il sentiero è stretto. Il fiscal compact europeo restringe il raggio d'azione e  il pareggio di bilancio va raggiunto a tutti i costi.   

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