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La Cina cambia guida col presidente «yuppie»

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Il designato Xi Jinping è espressione dei nuovi ricchi, mentre il nuovo premier Li Kequiang rappresenta i ceti più arretrati

Eliana Giusto
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di Ugo Bertone "Come si presenterà il mondo nel 2022? Impossibile saperlo, ovvio. Ma anche senza  sfera di cristallo si può dar credito alla profezia di Jim O'Neill, il guru  di Goldman Sachs: il pil di Pechino tra dieci anni potrà  sorpassare quello degli Stati Uniti. Previsione che fa capire l'importanza, anche per noi italiani, delle decisioni che da domani saranno prese dai 2.270 delegati confluiti a Pechino per il 18° Congresso  del Partito Comunista, prima tappa di un processo che di qui a marzo - quando il Congresso del Popolo nominerà il nuovo consiglio di Stato (in pratica il nuovo governo) - disegnerà la mappa del potere del Drago per il prossimo decennio. Compresi i vertici dell'Esercito, che contende al partito il ruolo di prima forza di un Paese che è la prima potenza finanziaria del pianeta, con i suoi crediti immensi nei confronti del debitore americano". Ugo Bertone, su Libero in edicola oggi, mercoldì 7 novembre, analizza il prossimo congresso comunista cinese che ci tocca da vicino. In realtà "già si sa chi occuperà le poltrone di prima fila: presidente sarà Xi Jinping, classe 1953, di cui si potrebbe dire - parafrasando quel che Giancarlo Pajetta disse di Enrico Berlinguer - che «si iscrisse fin da ragazzo al comitato centrale del partito». Al suo fianco, come premier, siederà Li Kequiang, 57 anni, una lunga esperienza al fianco del premier uscente Wen Jiabao. Già dall'età dei due emerge una prima novità: sale al potere la quinta generazione della Repubblica Popolare, quella colpita in gioventù dai drammi della Rivoluzione Culturale ma cresciuta sotto la parola d'ordine di Deng, ovvero “la ricchezza è rivoluzionaria”.   Leggi l'articolo integrale di Ugo Bertone su Libero in edicola oggi, mercoledì 7 novembre

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