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Il Pd, una polveriera: la baseattacca la regole delle primarie

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E il segretario Bersani copre Roma di poster vietati. Fondazioni e circoli si ribellano al rigido prontuario per le consultazioni deciso dal comitato nazionale

Andrea Tempestini
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  di Elisa Calessi Ma quali regole e regole. Le federazioni, i circoli, insomma i militanti, quelli che, direbbe Pier Luigi Bersani, sono l'orgoglio del Pd, non ci stanno al rigido prontuario per le primarie deciso dal comitato nazionale. E oggetto, per settimane, di polemiche tra bersaniani e renziani. Specialmente non digeriscono la norma che prevede «procedure distinte» per la registrazione (che inizierà da lunedì fino al 25) e la votazione. Ovvero luoghi diversi in cui svolgere queste due operazioni. Regola che di fatto limita la partecipazione e che quindi, gioco forza, avrebbe danneggiato Matteo Renzi. In quasi tutte le federazioni regionali, però, la norma che sarà di fatto ignorata. Nelle grandi città saranno previsti luoghi diversi per le due fasi. Ma nelle piccole, per non parlare dei paesi, il giorno della votazione si farà tutto nello stesso luogo. Con buona pace dei garanti, del comitato, di Rosy Bindi e dell'assemblea nazionale che si è accapigliata un giorno intero attorno a quelle quattro righe.   È che la realtà è più testarda delle regole. Così quando il regolamento è arrivato nei circoli, la reazione è stata dappertutto la stessa: e come facciamo a mettere in piedi il doppio dei gazebo, a trovare il doppio dei volontari e delle sedi? A Roma il coordinatore e il presidente del primo Municipio, insieme ai segretari dei principali circoli, hanno scritto al coordinamento nazionale delle primarie chiedendo tre cose: che si facciano votare almeno coloro che «compiranno 18 anni entro il 30 aprile 2013», cioè entro la data delle Politiche, che si permetta di votare agli studenti e ai lavoratori fuori sede, altra cosa vietata dal regolamento. Infine, che ci si possa registrare nello stesso luogo in cui si vota: «Per permettere la massima partecipazione». E a firmarlo sono dirigenti che stanno con Bersani.  Lo stesso è accaduto in Emilia Romagna, dove i vertici sono tutti con il segretario. Eppure anche lì l'indicazione è di applicare il regolamento con larghezza. In molti casi sarà possibile registrarsi e votare nello stesso luogo. Così pure in Sardegna. Spiega a Libero Silvio Lai, segretario regionale, bersaniano: «Cercheremo di favorire al massimo la partecipazione. Gli uffici elettorali saranno aperti da lunedì e saranno quasi tutti nei circoli. I seggi anche in sedi pubbliche. Ma è chiaro che nei piccoli comuni, ufficio e seggio saranno nello stesso luogo, magari in stanze diverse. Anche perché non sempre sarà possibile trovare sedi pubbliche». Solo in Sardegna saranno impegnati 1500 volontari: 900 per i seggi, il resto per gli uffici elettorali. Stessa cosa in Campania. Dice Enzo Amendola, segretario regionale: «Dipende da posto a posto. Nelle grandi città saranno in luoghi diversi, nelle piccole ovviamente no. Abbiamo 500 comuni...».   Intanto nelle primarie che si faranno in Lombardia per scegliere il candidato presidente della Regione non ci sarà alcuna pre-registrazione. Schizofrenia che Roberto Reggi, coordinatore della campagna di Renzi, fa notare: «Perché il Pd è orgoglioso delle primarie libere in Lombardia mentre ha provato a truccarle nel Paese?».  Ma a disfare le regole non sono solo i militanti. Roma è stata tappezzata di manifesti che pubblicizzano due eventi della campagna per Bersani che si terranno il 5 novembre. Al primo interverranno Dario Franceschini e Luigi Zanda. Al secondo, Guglielmo Epifani, ex segretario della Cgil, Franco Marini e Giorgio Benvenuto. Entrambi i manifesti hanno il logo del comitato del segretario: “Tutti per Bersani”. Peccato che l'articolo 7 del regolamento vieti ai candidati di «ricorrere a qualsiasi forma di pubblicità a pagamento, come, ad esempio, spot su radio, tv, giornali, internet o affitto di spazi su cartelloni pubblicitari». Per un fatto di «sobrietà» e di «riduzione dei costi». Peraltro molti sono abusivi. Almeno non è stato pagato lo spazio. Ma il costo dei manifesti?  

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