Così il governo Montilicenzia "l'uomo dell'anno"
Passera e Fornero contro Marchionne per gli operai lasciati a casa al posto dei reintegrati Fiom. L'ad si consola con Chrysler e il premio negli Stati Uniti
di Antonio Castro Lo champagne per brindare ai successi americani del gruppo Fiat-Chrysler negli Stati Uniti (a ottobre +10%), e in Canada (+3%), rischia di rimanere in ghiacciaia. È un problema politico e di gestione sindacale, adesso, a creare qualche mal di pancia. L'atto di forza del manager italo-canadese Sergio Marchionne che, per rispettare una sentenza di reintegro di 19 iscritti alla Fiom, annuncia contestualmente la messa in mobilità di altrettanti lavoratori dello stabilimento di Pomigliano, incassa tante lamentele, una raffica di insulti e l'appello al governo perché “il Padrone” «non si vendichi». Però Marchionne da ieri deve annotare, nel lungo elenco di chi si lamenta del suo atteggiamento, anche il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera: «Non mi è piaciuta la mossa che è stata fatta», ha commenta il titolare di via Veneto. Passera è prudente e preferisce non entrare «nel merito delle decisioni dell'azienda, ma la mossa non mi è piaciuta». E poi, l'ex amministratore di BancaIntesa, cerca di vedere il bicchiere “mezzo pieno” ammettendo che «è stata una buona notizia la conferma di non voler chiudere impianti in Italia». Però la storia dei 19 in mobilità agita. E parecchio. Lo stesso ministro del Lavoro, Elsa Fornero, «invita la Fiat a soprassedere» in attesa «della verifica di una possibilità di dialogo». Non perde l'occasione per attaccare neppure Diego della Valle che con Marchionne non ha mai avuto un buon feeling: «Bisogna proteggere l'Italia da Marchionne e dagli Agnelli», tuona il patron della Tod's, secondo cui «il presidente della Repubblica Napolitano e il presidente del Consiglio Monti devono intervenire e richiamare Marchionne e gli Agnelli al rispetto e al senso di responsabilità». A metterci il carico ci pensa il presidente del Partito democratico, Rosy Bindi: «Quello che avviene è terribile e inaccettabile», scandisce e chiede se è «questa la via del progresso». Sindaci, presidenti di Regione (come il governatore della Toscana, Enrico Rossi), singoli deputati e senatori accusano, chiedono clemenza, si lanciano in appelli. Ma al manager forse interessano più i numeri americani e l'ambito riconoscimento ricevuto dalla rivista Automotive Magazine che gli ha assegnato ieri il premio “Uomo dell'Anno 2013” per la rinascita di Chrysler. L'aumento esponenziale delle vendite a ottobre negli Usa ( e in Messico: +15%, anche se si tratta solo di 8.498 auto), fanno assaporare conti finanziari più che rosei. Tutti i marchi (Chrysler, Dodge, Ram Truck e Fiat), hanno visto incrementare le vendite «anno-su-anno». Secondo Reid Bigland, responsabile commerciale per gli Stati Uniti, «Chrysler Group ha registrato il miglior ottobre dal 2007 e il trentunesimo mese consecutivo di crescita. Inoltre», ha aggiunto, «il terzo trimestre si è chiuso con un utile operativo di 706 milioni di dollari, in aumentato del 46% rispetto al 2011». Nel dettaglio la Fiat 500 e la Fiat 500 Cabrio hanno fatto registrare un balzo delle vendite dell'89% rispetto allo stesso mese dello scorso anno (ma se ne vendevano pochine, ndr), mentre i modelli Dodge hanno messo a segno una crescita del 20%.