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Monti con l'aumento Ivaaffonderà i più poveri

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La nuova imposta ci costerà 16 miliardi in tre anni. La mazzata più dura sarà per i 10 mln di italiani sotto gli 8mila euro l'anno: per loro nemmeno i mini-tagli Irpef

Andrea Tempestini
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  "Una speranza per gli italiani". Così il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, ha definito la legge di stabilità varata la scorsa settimana dal governo. Il riferimento, ovviamente, è al mini taglio di un punto di Irpef delle aliquote previste per gli scaglioni di reddito fino a 28mila euro l'anno. «A regime», ha spiegato, «con la nostra manovra rimettiamo 6 miliardi di euro nelle tasche degli italiani e ne riprendiamo 1,2 attraverso la riduzione delle detrazioni».  Il problema è che tra gli italiani di cui parla Grilli ci sono anche 8-10 milioni di contribuenti vicini alla soglia di povertà che della riduzione delle tasse dirette, così come del taglio delle detrazioni, se ne fanno un baffo, perché già non le pagano. Si tratta degli incapienti, che con entrate da pensione o da lavoro fino a 8mila euro appartengono alla cosiddetta no tax area. Il fisco, anche nel 2013, continuerà a non bussare alle loro porte. Al banco della frutta o dal benzinaio, però, non sono previsti sconti di sorta. Ed è proprio qui che saranno dolori", spiega Sandro Iacometti su Libero in edicola oggi. L'aumento dell'Iva varato dal governo Monti, infatti, colpirà i più poveri. La nuova imposta sui consumi ci costerà 16 miliardi in tre anni. La mazzata più dura sarà per i 10 milioni di italiani con un reddito inferiore agli 8mila euro l'anno: a loro non gioveranno nemmeno i mini-tagli Irpef. E se l'aumento Iva risparmia pane, pasta e frutta, va a colpire carne, vestiti, elettrodomestici, luce e gas. Il rischio? L'inflazione. O meglio, un bagno di sangue. Leggi l'approfondimento su Libero in edicola oggi, martedì 16 ottobre  

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