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Amico di Gheddafi e AssadPutin adesso se la ride

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Quando Europa e Usa fecero cadere il regime del Colonnello in Libia, avvertì: "Il mondo arabo scivolerà nel caos totale"

Matteo Legnani
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C'è una cancelleria europea in cui il furore dei manifestanti islamici contro le ambasciate occidentali è vista più che con timore con malcelata soddisfazione. Alludiamo alla Russia dove agli alti livelli di chi fa la politica estera risuona un indiretto, forse un po' compiaciuto, «Visto? avevamo ragione noi». Che anche le sedi di Paesi europei come la Germania, inizino a diventare obbiettivi, la dice lunga sul fatto che gli estremisti stanno prendendo ogni pretesto, come la premiazione a Berlino alcuni giorni fa del vignettista danese che nel 2005 aveva ritratto Maometto, per alimentare la grancassa anti-occidentale.  Non stupisce quindi che il presidente russo Vladimir Putin ammonisca in queste convulse ore che «il Medio Oriente rischia di cadere nel caos, anzi ci sta già cadendo», ricordando in tal modo le perplessità che la Russia aveva già espresso nel 2011 quando la tanto decantata primavera araba rischiava in realtà di peggiorare ulteriormente la cronica instabilità della regione.  Al facile e forse un po' avventato sostegno francese, inglese e americano per quegli stessi ribelli che un anno fa lottavano contro Gheddafi e che ora hanno ucciso l'ambasciatore Usa in Libia, il capo del Cremlino ha riservato precise parole: «Non supportiamo gruppi armati che cercano di risolvere i problemi politici interni al proprio Paese con la violenza. Non si conoscono i loro obbiettivi finali, se li aiutiamo possiamo trovarci in trappola». Come a dire ad americani e anglo-francesi: «Avete aiutato il rovesciamento del Colonnello per ritrovarvi una Libia instabile, come il resto del Maghreb, ecco i risultati». Si ricorderà come fin da allora i russi invitassero a non aiutare i ribelli libici, su cui, oltre ai legami con al Qaeda di molti di essi, aleggiava anche il sospetto di traffico di droga, come aveva denunciato lo stesso ministro degli Esteri Sergei Lavrov.  Mosca ha dovuto accettare il boccone amaro della campagna Nato su Tripoli, non potendo difendere Gheddafi, ma concentrando le sue energie nell'appoggio alla Siria spera almeno di fare argine sull'ultimo Stato satellite rimastole nel Mediterraneo. Non c'è dubbio che gli eventi di questi giorni verranno sfruttati dal Cremlino sullo sfondo della battaglia tuttora in corso per Damasco, per giustificare l'appoggio ad Assad e bacchettare la Nato che fa il tifo per i rivoltosi, spesso in odore di qaedismo e dai quali non si sa ancora cosa ci si può aspettare in futuro. La nuova offensiva diplomatica russa presso Onu e Lega Araba per salvare il fido Assad cercando di mediare fra il regime e i ribelli metterà in cima alle considerazioni i fatti tragici degli ultimi giorni. A ben guardare, per ora Mosca-Washington 1-0. di Mirko Molteni

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