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La morte di D'Ambrosiospacca la magistratura

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Dieci giudici di primo piano firmano un necrologio in memoria del consulente del Colle travolto dall'inchiesta Stato-mafia

Andrea Tempestini
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  "Chissà se ieri Antonio Ingroia e i suoi colleghi della procura di Palermo hanno avuto il tempo di sfogliare le pagine dei necrologi dei principali quotidiani italiani. Pagine occupate, com'era naturale, dai messaggi di cordoglio per la morte di Loris D'Ambrosio, il consigliere giuridico del Quirinale stroncato da un infarto due giorni fa. Ebbene, se il procuratore aggiunto di Palermo e i suoi sostituti sono stati dei lettori attenti, non gli sarà sfuggito che accanto ai ricordi commossi del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e degli altri componenti di quello staff del Colle cui faceva parte lo stesso D'Ambrosio, ce n'è uno più significativo degli altri. Ed è quello firmato, su Repubblica, da dieci magistrati che piangono «non soltanto la perdita di un amico», ma di un collega che «ha servito le istituzioni per quarant'anni con assoluta fedeltà alla Costituzione della Repubblica». E per questo gliene sono «grati come cittadini e come magistrati»", spiega Tommaso Montesano su Libero in edicola oggi. Dieci giudici, firme eccellenti (da Bruti Liberati, capo della procura di Milano ed ex presidente dell'Anm, a quella di Giuseppe Cascini, il segretario generale del sindacato delle toghe), per ricordare il consulente del Colle, travolto dall'inchiesta tra Stato e mafia. Uno scenario nuovo: le toghe si rivoltano contro le toghe. La morte di D'Ambrosio ha spaccato la magistratura. Leggi l'approfondimento su Libero in edicola oggi, sabato 28 luglio  

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