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A Cuba l'arca di Fidel150 animali dall'Africa

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Gli esemplari saranno prelevati in Namibia e importati al costo di 25 milioni. Animalisti infuriati

Matteo Legnani
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È un piano scellerato che se fosse portato a termine da un Paese occidentale scatenerebbe aspri boicottaggi e furiose polemiche. Ma sono in pochi a criticare il progetto “Arca di Noè 2”, sottoscritto tra i governi di Cuba e Namibia. Prevede il trasferimento, via aereo, dallo Stato africano all'Avana di 148 animali selvatici catturati nella savana. Si tratta di leoni, elefanti, avvoltoi, iene, leopardi, antilopi, che ora vivono indisturbati nel loro habitat naturale e che dovranno ambientarsi al Parco zoologico nazionale alle porte della capitale cubana, che già ospita 850 esemplari su una superficie di 342 ettari. Tutto questo per un capriccio del regime dei fratelli Castro, che in questo modo si comportano come i peggiori dittatori, pronti a ostentare le loro belve feroci al mondo intero.  Il progetto è stato deciso nel 2009, durante la visita del presidente Raul Castro in Namibia e nonostante alcune critiche è andato avanti. Il ministro dell'Ambiente dello Stato africano,  Netumbo Nandi-Ndaitwah, ha detto che sarà il suo governo ad accollarsi tutte le spese per il costoso trasferimento delle coppie di animali. Il suo ministero ha già messo da parte 2,5 milioni di euro per “l'Arca di Fidel” e altri ne verranno spesi. Mentre quei soldi potrebbero andare alle popolazioni povere dei due Paesi.  Un gruppo di scienziati cubani passerà due settimane in Namibia per osservare la cattura degli esemplari all'interno del Waterberg Plateau Park, una enorme riserva che verrà violata per l'occasione. Le autorità africane e cubane dicono che questo piano avverrà nel pieno rispetto delle regole e ricordano che ogni giorno avvengono scambi di animali selvatici fra i diversi Paesi del mondo. Ma gli ambientalisti non sono per niente d'accordo. Prima di tutto elefanti, leoni e antilopi verranno sottoposti al terribile stress di un viaggio in aereo che dura diverse ore. Verranno sedati prima del volo e rinchiusi all'interno di speciali gabbie. Una volta arrivati sull'isola caraibica verranno messi in quarantena e confinati quindi in un piccolo recinto. Col rischio che bestie non abituate alla vita in cattività tentino di ribellarsi e alla fine vengano abbattute da qualche guardia maldestra.  «È molto triste notare che questi animali verranno strappati al loro habitat naturale e mandati in una terra straniera in cui verranno privati della libertà e saranno del tutto dipendenti dagli umani», ha detto un portavoce della Protezione animali del Sudafrica. Non finisce qui il forte comunicato in arrivo da Pretoria, che esprime «disgusto» per questa decisione, assurda anche perché il mondo sta vivendo tempi tanto difficili e quei soldi potrebbero essere destinati altrove. Alla fine si invita anche gli amanti degli animali a non andare a trascorrere le loro vacanze in Namibia, Paese che in questo modo colpisce il suo patrimonio più grande. E pensare che all'inizio dell'anno lo stesso Fidel Castro ha tuonato contro gli Stati Uniti e l'Occidente che, secondo lui, non rispettano l'ambiente. Ha detto che “il mondo è sull'orlo di un abisso” e che il nucleare e altre forme di inquinamento distruggeranno tutto. Dovrebbe pensare prima di tutto a quello che accade agli animali nel suo “paradiso socialista”. Negli ultimi anni in diversi dei 23 zoo cubani, fra cui quelli di Ciego de Avila e Santiago, sono stati compiuti esperimenti molto discutibili fra specie diverse. Nel 2011, ad esempio, è nato un piccolo dall'incrocio di un asino cubano con una zebra. di Alessandro Carlini

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