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Per evitare il naufragioABC chiedano a Mariodi entrare nel governo

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Eliana Giusto
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Le elezioni autunnali sono state cancellate dall'agenda. Le volevano Pd e Udc, che le chiedevano usando la retorica democristiana, ovvero annunciando il loro orrore per tale ipotesi, attribuita agli avversari, ma le chiedevano veramente, al punto da cercare di forzare la mano quirinalizia annunciando le alleanze possibili. Le voleva anche la gran parte del Pdl, se non altro per accorciare l'agonia. Basta, non se ne parla più. Perché? Perché è così. Non c'è una ragione specifica, ma è evidente che il modo in cui s'è concluso il vertice europeo, ovvero con un vantaggio d'immagine per i Paesi fin qui in difficoltà, e con una sconfitta tedesca sul fronte bancario, serve, in Italia, per dire: non vorrete mica fermare questa marcia trionfale?  Quindi si va avanti. Ma dove? Eclissate le urne, le truppe politiche si rimettono in movimento. Nella sinistra Bersani aveva dato in benservito a Di Pietro (ovvero all'estrema destra giustizialista), senza che questo provocasse reazioni significative, ora arriva la sinistra post-politica di Vendola e pone il veto: senza questurini e manettari non ci stiamo.  Siccome Vendola non è un fesso, la mossa ha un solo significato: renderemo difficili i prossimi mesi di Bersani. Matteo Renzi, dal canto suo, rappresenta un fastidio minore, ma pur sempre un problema: se si fanno le primarie lui si presenta e, correndo, consegna un vantaggio competitivo ai candidati della sinistra estrema, dividendo i voti di quella ragionevole. Il voto a primavera, quindi, rischia di essere una trappola, per il Pd di Bersani. Il quale, difatti, ha provato ad anticiparlo. Anche Casini è nei guai, non potendo continuare ad annunciare nuove alleanze epocali, nuove svolte storiche, destinate ad esaurirsi senza mai avere preso corpo. Qualche mese fa andava di moda il terzopolismo degli sfrattati: da Fini a Rutelli. Casini li ha usati per vestire una breve stagione, poi li ha abbandonati al loro destino. Che non esiste. Poteva scegliere di barcamenarsi ancora, incarnando a parole il desiderio d'uscire dall'Italia bipolare (lui, che ne ha incassato tutti i possibili benefici), invece ha preferito giocare la carta delle elezioni anticipate, annunciando l'alleanza con il Pd. Il Quirinale gli ha soffiato la presa, e ora gli tocca passare mesi a spiegare come ha fatto a finire con Vendola e Di Pietro. Il Pdl agonizza con più rassegnazione. C'è del metodo, in quel vuoto. Nel 1994 Berlusconi inventò la formula: tutti contro la sinistra. Nel 1996 la sinistra era totalmente berlusconizzata, raccogliendosi in un: tutti contro Berlusconi. Ora si pareggiano i conti dell'egemonismo culturale, con adeguato scambio di sbobbe avvelenate, dato che anche da quella parte vogliono fare le primarie, una presa in giro inventata a sinistra. Primarie senza legge, per scegliere il candidato a un posto che non esiste. Meraviglioso. Le faranno come la sinistra le prime volte, ovvero per agguantare un risultato scontato. Otterranno lo stesso effetto, saranno inutili. Così impegnate, le tre famigliuole arriveranno a primavera avendo fatto crescere l'odio interno, mentre la voglia di propaganda farà giungere al cielo il livello delle bischerate. Nel frattempo il governo avrà da affrontare il solito problema: dissolti i fumogeni resta il debito da abbattere, sicché o si procede con le tasse, andando sul facile, ma anche sull'assassino, oppure si prova a far politica, con dismissioni e tagli. Ecco, direi, a naso, che se Alfano, Bersani e Casini contano di esistere ancora, fra qualche mese, farebbero bene a dire a Monti: da soli non combiniamo una cippa, prendici dentro il governo, facci mettere qualcuno dei nostri, che tanto più sprovveduti dei tuoi è difficile, e intestiamoci assieme il purgatorio. A primavera poi vedranno. Per loro, del resto, sarà già un successo arrivarci. di Davide Giacalone www.davidegiacalone.it    

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