I 90mila pellegrini in marcia nella notte del Vaticano
Una strada di preghiera e di riflessione in tempi bui per la Chiesa
Nella notte del mondo e anche nella notte (attuale) della Curia romana, in una notte in cui tutti, umili o potenti, brancolano nel buio, c'è un popolo in cammino che sa dove andare: a Loreto, alla piccola, umile e immensa casa della Madre di Gesù. È infatti il popolo di Maria che ogni anno cresce in entusiasmo e in numero: quest'anno (cioè stanotte) in novantamila hanno affrontato a piedi il cammino di 40 chilometri che separa Macerata da Loreto, dov'è la Santa Casa, per il tradizionale pellegrinaggio che nacque 34 anni fa come iniziativa degli studenti di Comunione e liberazione ed è diventato il grande pellegrinaggio dei giovani. Alla fine di un anno di studio, di lavoro, di gioie e dolori, vanno ad abbracciare lei, la grande Consolatrice, la Stella del mattino. È lei la Madre dei giovani perché è la Madre di Gesù, giovinezza del mondo. È la dolce soccorritrice che ha nel cuore tutti e che sostiene il cammino di ciascuno verso il suo destino luminoso. Anche nel dolore. Da soli non si riuscirebbe a camminare per una notte intera, così a lungo. Camminare insieme dà forza e rende possibile l'impossibile. La fatica di un duro cammino nella notte, sacrificando il sonno, aiuta a portare fra le braccia di Maria tutti i desideri, le persone sofferenti, i drammi, le domande, i problemi di ciascuno e di tanti amici che non hanno potuto essere presenti. Lì, in quella casa dove Dio si è fatto uomo, dove lei ha cresciuto Gesù, dove Gesù è diventato grande e da dove è partito per andare a morire e così salvare il mondo, la Madonna stringe al suo cuore ognuno come il figlio prediletto e porta tutte le implorazioni davanti al trono di Dio che a lei nulla può negare. Sempre, nei momenti di tribolazione (guerre, terremoti, epidemie) il popolo ha cercato rifugio fra le braccia di Maria. E sempre, nei momenti di più grande crisi della Chiesa (come gli anni Settanta), i santuari mariani sono stati la roccaforte della resistenza e della rinascita del popolo cristiano. Non le accademie teologiche (che spesso deviano dietro alle ideologie mondane), non le burocrazie clericali (impegnate spesso a farsi la guerra e talora a perseguitare i santi), non i cosiddetti intellettuali cattolici, ma i santuari di Maria. Oggi è di nuovo così. Lourdes, Fatima, Medjugorije, la Porziuncola, Pompei, Caravaggio e tanti altri (compresa Radio Maria che è un grande santuario nell'etere). Ma Loreto ha un posto speciale. Non solo perché è un miracolo il santuario stesso, ma perché fin dai primi tempi dell'annuncio di Gesù, per la Galilea e la Giudea, la casa di Maria è stata il rifugio, la fonte ristoratrice, l'oasi. Anzitutto per Gesù stesso che nell'abbraccio della Madre – tornando o facendo sosta nei suoi instancabili viaggi per le polverose città della sua terra – trovava consolazione dalle tante incomprensioni e dal tanto odio che contro di lui accumulavano tutte le élite e tutti i poteri. Ma la piccola casa di Maria e il suo immenso cuore erano il rifugio anche di tutti quelli che, feriti dall'orrore del mondo, Gesù si caricava sulle spalle e poi portava a consolare e abbracciare. Nel meraviglioso «L'Evangelo come mi è stato rivelato», della mistica Maria Valtorta che ha potuto rivivere e riferire tutta la vita pubblica di Gesù, vi sono storie bellissime. Per esempio quella della splendida Aglae che da Siracusa era finita schiava-concubina dell'erodiano Sciammai, a Ebron. Viveva in quella che un tempo era stata la casa di Elisabetta, Zaccaria e del Battista. L'incontro con Gesù la folgora. Lei donerà agli apostoli i suoi gioielli con i quali verrà riscattato proprio il Battista nel primo arresto. La donna, dopo aver ascoltato, sotto l'anonimato del velo, la predicazione di Gesù scapperà dal padrone e si rifugerà da Maria a Nazaret, dove diventa una delle prime discepole ed eremite cristiane. Anche Aurea è una schiava, poco più che bambina, proveniente dalla Gallia e acquistata dal romano Ennio Cassio. La notte in cui, a Cesarea Marittima, il padrone l'avrebbe “iniziata” alle sue orge, Gesù – tramite Claudia, la moglie di Pilato - riesce a farla liberare e a farla riparare fra le braccia di Maria, a Nazaret, dove diventa Cristiana di nome e di fede. Storie simili sono quelle di Marziam, un bambino orfano, di altri due bimbi orfani, Maria e Mattia, cacciati dal feroce padrone dei loro genitori e raccolti per strada da Gesù che li porta da Maria, dove ritrovano l'amore (sono infine adottati, anch'essi dai discepoli). O il caso di Sintica, una schiava greca, molto colta e di nobili origini, che, fuggita dal padrone, viene nascosta da Gesù e dagli apostoli e poi – anch'essa – ripara fra le braccia di Maria a Nazaret. Come pure Giovanni di Endor, che fu maestro a Cintium, poi, per un crimine di sangue, fu ergastolano, evase e visse sotto anonimato, finché incontrò Gesù e si convertì: nella casa di Maria trovò la pace che sempre, nella vita, aveva cercato. Ce ne sono molte altre di storie così. Per tutti costoro poi il distacco da Maria, dalla sua piccola casa di Nazaret, sarà dolorosissimo perché nessuno vuole allontanarsi da una simile madre. È proprio a Maria, nella sua casa di Nazaret, che Gesù affida i suoi gioielli più preziosi, alcune giovani ragazze (come le figlie di Filippo) che vogliono fare voto di verginità come lei e che rappresentano il primo albore di quell'esercito di giovani che, nel corso dei secoli, doneranno tutta la loro vita a Gesù. Ma da Maria, a Nazaret, inevitabilmente vanno anche tutti coloro che, colpiti o affascinati da Gesù, non sanno come raggiungerlo o temono di non esserne degni. Come Maria Maddalena – bellissima, ricca e dissoluta (perfino drogata) – che, incontrando Gesù vede capovolgere la sua vita, abbandona i piaceri del mondo e prima di gettarsi ai suoi piedi cammina nella notte fino a Nazaret, da Maria, che l'abbraccerà e l'accompagnerà dal Figlio. Nell'Opera della Valtorta si nota come tutti coloro che incontrano e seguono Gesù sono poi affascinati dalla Madre che, a sua volta, li riporta a scoprire e amare di più il Figlio. A Nazaret, Maria, fa una vita semplice, presa dalla cura della piccola e povera casupola (le cui mura sono veramente quelle che oggi si trovano a Loreto) e dalle rose e dai fiori del piccolo orto. Sembra ancora una ragazza, è bellissima, dolce, silenziosa, generosissima, sempre disponibile e misericordiosa con tutti, anche con i parenti più ostili, e – quando occorre – mostra un coraggio intrepido. Vive sempre col pensiero a Gesù, si sente una sua discepola, pronta ad accoglierlo ogni volta che torna con i suoi amici e ad accogliere chiunque altro. Soprattutto chi è ferito dalla vita e cerca sollievo e guarigione, anche fisica. La piccola casa di Maria, che poi è il suo stesso cuore, è il luogo del mondo dove chiunque può trovare rifugio e salvezza. È il luogo più sicuro e più facile per trovare Gesù. Questo sanno i novantamila giovani che, questa notte, come già fece la Maddalena, in una notte di duemila anni fa, hanno camminato per ore verso la casa di Maria: «O regina, è qui che ogni anima viene/ come un giovane guerriero caduto nella corsa» (Pèguy). Oggi come allora. Oggi che tutti brancolano nel buio. Oggi che nessuno più, nel mondo, sa dove andare. Oggi che abbiamo sperimentato i fallimenti di tutti coloro che pretendevano di saper guidare l'umanità, con le loro vuote e presuntuose chiacchiere, le loro ideologie e il loro potere. Come ha scritto Charles Péguy, un grande poeta, convertito, per il suo pellegrinaggio a Notre Dame di Chartres: «Ce ne han dette tante,/ o regina degli apostoli./ Abbiamo perso il gusto dei discorsi/ Non abbiamo più altari se non i vostri,/ non sappiamo nient'altro/ che una preghiera semplice». di Antonio Socci