Premier in fuorigiocoMonti sogna 2 milioni di disoccupati
Genialata del Prof: «Niente calcio per tre anni». Così rinuncerebbe a 3 miliardi di tasse col Paese ko
Un passo in avanti c'è. Ora quando Mario Monti le spara proprio grosse dice di parlare da uomo della strada. Meglio di qualche mese fa, quando da premier fece ridere tutto il mondo annunciando di avere varato una legge sulle liberalizzazioni epocale che avrebbe fatto crescere il Pil di 10 punti percentuali. Da uomo della strada ieri Monti non ha voluto essere da meno. Turbato- dice lui- dall'inchiesta sulle scommesse nel calcio, ha lanciato l'idea di «una totale sospensione del calcio per due o tre anni», cosa che secondo il premier vestito da uomo della strada «gioverebbe alla maturazione di questo Paese». Monti è rabbrividito un po' per «le lotte fra chiama mole tifoserie», un po' per il fatto che «un mondo che dovrebbe essere espressione dei valori più alti e invece si dimostra un concentrato di aspetti tra i più riprovevoli della vita umana: la slealtà, l'illegalità, il falso, la ricerca demagogica di popolarità». Ora è ben vero che quella sulle scommesse e combine nei principali campionati di calcio non è la prima né sarà l'ultima inchiesta che riguardi quel mondo. In passato poliziotti e finanzieri fecero irruzione perfino sui campi da calcio per spettacolarizzare un po' l'inchiesta. Questa volta sono stati più sobri: hanno inviato un esercito a Coverciano dove era in ritiro la Nazionale, solo per la perquisizione della stanza del difensore Domenico Criscito. Roba forte, e si capisce che il povero ex professore della Bocconi-uomo della strada ne possa avere ricavato uno choc. Ma se avesse rimesso i panni del premier prima di parlare, forse avrebbe pensato che le inchieste di questi anni saranno state anche spettacolari, ma hanno toccato qualche decina di giocatori e tesserati. A un uomo di numeri come Monti non dovrebbe sfuggire che in quel mondo del pallone che lui vorrebbe sospendere “totalmente” per due o tre anni i tesserati sono 1.151.437, e di questi 14.477 sono giocatori professionisti. A questi si aggiungono 62.286 allenatori abilitati dalla Figc, 840 preparatori atletici, 2.907 medici e 2.685 operatori sanitari che vivono e mangiano ogni anno di pallone. Ancora numeri? Eccoli: 34.728 fra arbitri e assistenti, migliaia di dipendenti delle società di calcio, quelli dei media che vivono di quel settore (Sky, Rai, Mediaset, giornali sportivi etc..), quelli delle società di merchandising. Insomma, l'uomo della strada Monti sotto choc per qualche decina di presunti birbanti (i processi si dovrebbero fare solo alla fine anche per loro), non ha più brillante idea che provocare un guaio terribile al premier Monti, regalandogli per un triennio due milioni di disoccupati in più. Per non parlare degli altri guai che una simile ideona provoca a chi ha la guida della politica economica in Italia: due miliardi e mezzo di Pil all'anno bruciati, più di un miliardo di euro di tasse e contributi a cui lo Stato dovrebbe rinunciare. Ci aggiungiamo pure i 160 milioni di euro che nel 2011 l'erario ha incamerato proprio mettendo le ali al business- oggetto del reato: le scommesse sportive, che in Italia valgono più di 3 miliardi di euro. Guai economici a parte, è il principio giuridico dell'idea Monti che seriamente lascia a bocca aperta. Che hanno fatto di male i due milioni di lavoratori del mondo del pallone, tutti puniti per le colpe di qualche decina? E i milioni di tifosi e telespettatori che almeno quel giorno riescono a distrarsi un paio d'ore dalle pene affibbiate tutto il resto della settimana dal governo Monti? Eppoi se il principio di grande civiltà giuridica deve essere quello, proviamo ad applicarlo ovunque. Se così fosse stato il primo disoccupato di Italia da venti anni a questa parte sarebbe stato proprio Mario Monti. Il Prof fra il 1988 e il 1993 sedeva nel consiglio di amministrazione e perfino nel comitato esecutivo del gruppo Fiat in cui ogni giorno veniva arrestato un manager mariuolo nel furore di Tangentopoli. Col metodo Monti per un paio di anni almeno si sarebbe dovuto chiudere la prima industria del paese, lasciando anche lui senza lavoro. Certo, aveva ancora una cattedra di prestigio in cui rifugiarsi. Novembre 2010: «Ha lasciato in giro Corona e la Belen, con tutto il casino che hanno fatto con le fatture false, per cui dei pm non c'è da preoccuparsi». Queste parole sono state intercettate a un commercialista poco lungimirante che quel giorno finiva agli arresti per le fatture false. Non era solo commercialista, ma anche un professore della Bocconi. Titolo di agenzia del 16 dicembre dell'anno prima: «Spaccio di droga, in manette studente della Bocconi». Qualche mese indietro: «Anziana uccisa a Brindisi, arrestato nipote, studente Bocconi». Negli anni abbiamo visto di tutto: arrestato a Torino un direttore sanitario fresco di master in gestione e organizzazione della Sanità conseguito alla Bocconi, laureati, titolari di master, dipendenti, ricercatori della prestigiosa università finiti nei guai con la giustizia a vario titolo. Con il metodo Monti quel posto sarebbe stato da chiudere: sfornava malandrini a getto continuo. Il prof non sarebbe mai stato prof e neppure rettore. Mai sarebbe divenuto presidente del Consiglio, perché sai quanti titolari di cariche di governo e perfino dipendenti dell'esecutivo hanno avuto guai con la giustizia: sarebbe chiuso da tempo palazzo Chigi e ogni ministero. Il povero Giorgio Napolitano non avrebbe mai potuto nominare Monti senatore a vita, semplicemente perché il Senato sarebbe stato chiuso da anni, come la Camera, i consigli regionali e quelli comunali grazie al metodo Monti. Allora, tutto si può fare: anche chiudere il calcio per due o tre anni e creare qualche milione di disoccupati in più. Ma per un senso minimo di equità prima di quel passo bisognerebbe farne un altro, che faccia giustizia fino in fondo: rendere disoccupato Monti. di Franco Bechis