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Al "Lega unita day"il Carroccio va diviso

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Umberto gode della sconfitta dei “barbari” a Padova. Il triumviro tira dritto: c'è del buono in Hollande

Matteo Legnani
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I messaggi al miele tra Umberto Bossi e l'ormai ex leghista Rosi Mauro non impensieriscono Roberto Maroni. L'ex titolare dell'Interno aspetta il «Lega unita day» di oggi a Zanica, Bergamo, ma in testa ha già la Lega che verrà. Picchierà duro contro il governo Monti, dopo aver già scatenato i sindaci del Carroccio contro l'Imu. Guadagnandosi l'apertura, tra gli altri, del primo cittadino di Milano Giuliano Pisapia. Poi sarà il turno dei congressi. Dopo quelli in Lombardia e Veneto sarà il turno di quello federale, il primo luglio. È lecito attendersi qualche altra espulsione. Seguiranno - ed è una novità - intensi contatti europei. Maroni intende investire energie nei rapporti diplomatici con gli altri partiti continentali. Nessun occhiolino all'estrema destra che sogna il ritorno ai vecchi confini nazionali o agli euroscettici. Piuttosto, grande attenzione a chi immagina un'Europa delle regioni e, soprattutto, che si oppone al fiscal compact. Ovvero il cosiddetto patto di bilancio che, spiegano i maroniani, «mette fine alla funzione del Parlamento nazionale» in materia fiscale. Per questo lo stesso ex ministro, pur confermano che in Francia non avrebbe votato per Hollande, ammette che «mi è piaciuto quando ha criticato il fiscal compact». Ecco, la Lega del futuro farà alleanze europee solo con chi - sull'argomento - la pensa come l'ex segretario dei socialisti transalpini. Prima, però, la priorità di via Bellerio è un'altra. Non tanto le amministrative del 6 e 7 maggio (Maroni mette le mani avanti dicendo che il fango degli ultimi mesi rischia di indebolire il Carroccio). Ai dirigenti lumbard preme l'umore dei militanti. Per risollevare le truppe, il consiglio federale di ieri ha deciso di investire 3 milioni recuperati dalla Tanzania. Due andranno alle sezioni. Il resto a chi aspetta i rimborsi della Credieuronord, la banca padana finita malissimo. Il massimo organo decisionale del partito ha anche preso atto dell'autosospensione di Piergiorgio Stiffoni, che statuto alla mano viene cancellato dal libro soci del movimento. È un'espulsione di fatto. I “Barbari sognanti” di Bobo esultano. E giurano che il movimento si sta ricompattando. Il tutto nonostante il Cerchio magico abbia fatto segnare un punto a suo favore a Padova, dove il congresso provinciale ha incoronato Roberto Marcato. E poi c'è l'affaire Rosi Mauro. Non era mai successo, nella storia del Carroccio, che Umberto Bossi inviasse messaggi distensivi a un dirigente fresco d'espulsione. E invece il vecchio leader ha apprezzato la battellata di domenica, organizzata dal Sindacato padano della Mauro sul lago Maggiore. «Quando soffia il vento bisogna tenere. Ha fatto bene a fare la batelada. Anche se io sono a Venezia e non posso essere lì» ha fatto sapere Bossi. Vuol dire che ci sarebbe andato, come temevano alcuni militanti? Maroni non se ne cura. E snobba pure le parole che la vicepresidente del Senato ha dettato al Giornale, dove lo nomina e dice subito «che schifo». Poi giura di essere contenta di essere stata espulsa, così potrà guardare dall'esterno la guerra interna al Carroccio. «Non c'è nessuna guerra tra Bobo e Bossi» assicurano i maroniani. D'altronde non più tardi di dieci giorni fa il Senatur aveva benedetto l'ex ministro: «È il bene della Lega». Praticamente un'investitura in vista del congresso federale. Il Cerchio magico però non molla. Ha le tende in quel di Gemonio, a casa Bossi, con la moglie Manuela Marrone e Rosi Mauro lì, a pochi metri. Marco Reguzzoni s'è defilato ma è impensabile uscirà di scena. Chissà se oggi sarà a Zanica, Bergamo, al «Lega unita Day». Comizi all'ora di pranzo. Parleranno, tra gli altri, il Senatur e Maroni. E poi il padrone di casa Roberto Calderoli, che recentemente s'è chiarito coi militanti orobici in un'infuocata assemblea a porte chiuse. C'era freddezza dopo i veleni sulla casa romana pagata dal partito. Spunteranno anche Roberto Cota, Andrea Gibelli, Luca Zaia. Qualcuno la definisce una sorta di mini-Pontida, con tanto di maxi-schermo, tendone e parcheggio supplementari. Peraltro, causa congressi, la kermesse nella città del giuramento rischia di essere rimandata all'anno prossimo. Come reagiranno i militanti bergamaschi? La provincia orobica si conferma una volta di più capitale della Lega. Qui, l'11 aprile, era andata in scena la serata dell'orgolio leghista. Nelle prossime settimane si celebrerà il congresso della Lega Lombarda. Tutti i parlamentari bergamaschi (tranne la reguzzoniana Carolina Lussana) guardano a Maroni. Spicca Giacomo Stucchi, in pole per sostituire Giancarlo Giorgetti come leader regionale (deve vincere il ballottaggio con Matteo Salvini). Maroniano è pure il presidente della Provincia Ettore Pirovano, che aveva attaccato il suo omologo di Brescia (Daniele Molgora, cerchista) quando quest'ultimo aveva criticato il taglio dei vitalizi. Chissà se sul palco spunterà Federico Bricolo, capogruppo al Senato e fino all'altro giorno pappa e ciccia con la Mauro. Maroni sorride e ai suoi confida: «Pensiamo ad altro, non alle beghe personali». D'altronde, «con Umberto non ci sono problemi». È la stessa cosa che dice l'espulsa Rosi Mauro. di Matteo Pandini

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