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Matteo Salvini, la vera ragione del viaggio negli Stati Uniti. Retroscena: altro passo verso il potere

La visita lampo di Matteo Salvini negli Stati Uniti cade in un momento di media tensione internazionale e di alta confusione politica in Italia. Il fronteggiamento militare tra Usa e Iran nel Golfo dell'Oman è l'ultimo segnale di un conflitto a bassa intensità destinato ad acuirsi.  Washington sta già facendo l'inventario dei suoi alleati e Roma, per quanto periferica agli occhi di Donald Trump, presto potrebbe essere chiamata a dare un contributo strategico agli interessi del blocco atlantico. Al momento della chiamata quale telefono squillerà? Quello del presidente Sergio Mattarella sarà il primo, seguìto a stretto giro dal telefono del premier Giuseppe Conte. E Salvini? Oggi incontrerà il segretario di Stato Mike Pompeo e avrà modo di diradare dubbi o retropensieri sulla collocazione internazionale della Lega e, in prospettiva, su quello di una nazione a inesorabile trazione salviniana. Ecco, si può quasi dire che il ministro dell' Interno sarà ascoltato come un presidente del Consiglio in pectore. Leggi anche: Matteo Salvini in Usa: "L'Italia è l'interlocutore più credibile di tutta Europa" Ma la domanda della vigilia è: che cosa si aspetta l'America dall' Italia di Salvini?  La Casa Bianca ritiene necessario mettere in sicurezza la relazione bilaterale con Roma, fermo restando il concetto che l' atlantismo non si esaurisce in una dichiarazione di amicizia ma si fonda sulla rinnovata condivisione di una concezione del mondo, di un sistema di valori e di un' agenda comune. Volendo schematizzare l' insieme dei dossier, se ne possono individuare almeno sette. 1. Venezuela. Il regime chavista di Nicolás Maduro è sostenuto da Russia, Cina e Cuba. Washington vuole che l' Italia dichiari un sostegno ufficiale e fattivo nei confronti di Juan Guaidò come presidente transitorio. Il che sarebbe in linea con i desiderata della rilevante comunità italiana in Venezuela. Lo stallo imposto dal populismo pentastellato è percepito oltreoceano come un' occasione mancata per esercitare un' influenza internazionale positiva. 2. F-35. Per gli Usa, il rispetto completo degli accordi sull'acquisto dei caccia sarebbe un segnale importante in fatto di cooperazione militare. I continui tentennamenti italiani sono percepiti come il prologo di un voltafaccia. Basta guardare alla durissima reazione americana contro la Turchia che vuole installare il sistema antimissile russo S-400: oggi è addirittura in discussione l' appartenenza di Ankara alla Nato, la cui funzionalità si basa sull' integrazione dei sistemi di difesa e sullo scambio di tecnologia. E a proposito di difesa comune: l' influenza internazionale passa anche attraverso la proiezione della propria presenza militare. Se «il saggio e prudente Mike Pompeo» - così lo definiscono gli intimi - dovesse chiedere l' invio di truppe italiane in Siria, ci sarà bisogno di una risposta «intelligente». 3. L' Europa o quel che ne resta. Per la Casa Bianca il tema non è dichiararsi euroscettici o eurofanatici. Il problema è a quale Europa si sta guardando. Le ipotesi essenziali sono due e sono incompatibili: Euro-America o Euro-Russia. Questa è la vera chiave geopolitica. Le scelte da fare non sono retoriche ma culturali, politiche e infrastrutturali. L' Euro-America dovrebbe ridurre la dipendenza energetica dal gas naturale russo. In quest' ottica, la Tap è fondamentale perché convoglia le risorse energetiche del Mar Caspio in Puglia aumentando l' importanza strategica dell' Italia nel progetto energetico atlantista (Southern Corridor) alternativo al NordStream2 che porta il gas russo in Germania. Qui arriva il tasto dolente: Berlino. I rapporti Usa/Germania sono ai minimi storici. Secondo Peter Navarro, consigliere per il commercio alla Casa Bianca, il surplus commerciale tedesco di oltre 400 miliardi costituisce un attacco al bilancio federale americano. Già in piena amministrazione Obama si era consumata una rottura politica, oltreché economica, e il punto di non ritorno fu raggiunto dopo il G7 di Taormina del 2017, quando la cancelliera Angela Merkel è arrivata a teorizzare la rottura dell' atlantismo. Ecco perché un' Europa carolingia a trazione teutonico-francese, modello Aquisgrana, è del tutto inaccettabile per Washington. Oltretutto il progetto di difesa europea, che di fatto consiste nel riarmo della Germania, indebolirebbe la Nato e toglierebbe centralità alle 113 installazioni militari americane sul suolo italiano. 4. La via della seta. È il progetto di egemonia geopolitica che il partito comunista cinese ha inserito nel proprio statuto. Per Washington non si può legittimare un commercio predatorio che ha mostrato tutti i pericoli insiti nella «diplomazia del debito». Quando si negozia con Pechino, le opportunità commerciali nascondono sempre ingerenze militari. Il 5G e Huawei sono il volto visibile di tensioni e rischi più profondi. La Casa Bianca ha in mente un'Italia capace di recuperare un ruolo nel Mediterraneo come battistrada di una cooperazione con Israele sulla tecnologia 5G: la multinazionale americana Intel ha 4 centri di ricerca e sviluppo in Israele, dove il distretto di alta tecnologia a Be' er Sheeba svolge una funzione rilevantissima. Giocando di sponda con Gerusalemme - osservano alla Casa Bianca - l' Italia contribuirebbe a risolvere un problema geopolitico importando alta tecnologia da un paese amico. 5. Londra. L' altra sponda su cui far leva è l' Inghilterra, soprattutto in chiave di contenimento della Cina. Con Brexit, come hanno notato diversi specialisti, emerge un nuovo ruolo globale del Commonwealth in funzione alternativa alla via della seta. Secondo Bepi Pezzulli, direttore del think tank Italia Atlantica, il Commonwealth offre delle rotte commerciali immaginative: la rotta meridionale, da Londra a Johannesburg; e la rotta orientale, da Londra a Singapore. Mentre emerge un nuovo ordine mondiale basato sul G2 (Stati Uniti versus Cina), il Commonwealth può equilibrare con la formula G3: «Un modello di commercio internazionale inclusivo, deflattivo rispetto ai conflitti commerciali e correttivo della globalizzazione». La recente visita di Stato di Trump a Londra ha ribadito la strategicità della relazione speciale e il tradizionale allineamento tra Londra e Washington su tutti i dossier internazionali. 6. Mosca. Durante la Guerra fredda, grazie ai rapporti di Gianni Agnelli con l' Amministrazione americana, alla metà degli anni Sessanta la Fiat poté avvalersi di alcune tecnologie americane necessarie per la realizzazione dello stabilimento di Togliattigrad, in Unione Sovietica. Quell' esempio resta ancora valido: al netto delle sanzioni, Washington non ha preclusioni verso gli interessi commerciali italiani in Russia; ma non ama gli strappi o le fughe in avanti: le relazioni con Mosca vanno condivise preventivamente con l' alleato americano. 7. Infine l' Italia, non per caso in coda alla lista. L' Amministrazione americana si aspetta realismo e concretezza nella separazione tra gli affari interni e la politica estera. Salvini e Di Maio sono sovrani in casa loro, liberissimi cioè d' incarnare un' anomalia populista (che poi è anche un tratto di Trump, sebbene inquadrato in un ordine di sistema); ma fuori dai confini la tutela dell' interesse nazionale deve combinarsi con una scelta di campo non equivoca rispetto ai quadranti sensibili dell' ordine mondiale. L' atlantismo, si diceva sopra, non può essere soltanto una declamazione retorica. Quanto alla Lega, per gli Usa è auspicabile che si trasformi in una forza conservatrice avanzata, con un' agenda sovranista basata su valori condivisi: libertà individuale, proprietà privata, limitazione dello Stato, devoluzione dei poteri amministrativi, libero mercato e concorrenza. Lo statalismo giacobino, il sindacalismo di Stato e certe venature da destra sudamericana potrebbero invece isolare l' Italia di Salvini dalla comunità atlantica. Questo è il pensiero prevalente a Washington. di Alessandro Giuli

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