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Cesare Battisti, la confessione davanti ai poliziotti che l'hanno catturato: "Una liberazione"

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Una latitanza durata 37 anni quella di Cesare Battisti, praticamente una vita passata quasi sempre in fuga. Troppo anche per il terrorista ex militante dei Pac, al punto che ai poliziotti che lo hanno arrestato in Bolivia, in uno scambio a bordo del volo che lo riportava in Italia, si è lasciato andare a più di un'ammissione. E cioè che quell'arresto è stato "una vera liberazione". Come riporta il Corriere della sera, agli agenti Battisti ha ammesso di non avere più voglia di scappare: "Non ce la facevo più. Io lo sapevo che era iniziato il conto alla rovescia, e mi chiedevo quando sarebbe terminato. Ero stanco". Leggi anche: Battisti, il vizietto scoperto dopo l'arresto: "Beveva molto, gli puzzava l'alito di birra" Difficile considerare le sue parole davvero sincere, che Battisti abbia ancora voglia di prendere in giro lo Stato, i suoi agenti e tutti i familiari delle sue vittime che vogliono vederlo dietro le sbarre, dopo che per una vita lo hanno visto in giro per il mondo a godersi la vita, è quasi una certezza. Difficile insomma pensare a un vero e proprio pentimento. Che fosse stufo di far la vita del fuggiasco, ora che attorno a lui il cerchio era diventato troppo stretto ed erano venuti meno tanti sostegni, è ben più credibile. Così come è certo che ormai Battisti non si dichiari più innocente, con la spavalderia del passato. Tra una tappa forzata in bagno per un malessere intestinale e un sonno profondo sulla poltrona dell'aereo, Battisti non ha più motivo di nascondersi dietro la balla dell'innocenza: "Sono colpevole - ha detto ai poliziotti - e su questo non si discute. Ma non sono colpevole di tutto quello che mi è stato addebitato. No, non lo sono".

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