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Ponte Morandi, la vergogna italiana: "Autostrade e Ministero conoscevano i problemi", il verbale li inchioda

Le criticità del ponte Morandi erano note a tutti, vertici di Autostrade per l'Italia e Ministero delle Infrastrutture ancora diretto all'epoca da Graziano Delrio. Eppure nessuno ha pensato bene di chiuderlo al traffico. Le carte in mano all'Espresso riguardano la riunione del Comitato tecnico amministrativo del Ministero, avvenuta lo scorso 1 febbraio, che doveva dare il via libera alle operazioni di "retrofitting" sul ponte, un piano appaltato da Autostrade che avrebbe dovuto risolvere i problemi del viadotto. Non ce n'è stato il tempo, perché l'emergenza era molto più grande di quanto immaginato.  Leggi anche: "Perché si deve indagare", Becchi fa i nomi, Pd nel mirino Tuttavia, dalla relazione emergono indizi di grave sottovalutazione. Già a novembre 2017, come noto, gli ingegneri del Politecnico di Genova avevano chiesto "approfondimenti e controlli" sugli stralli del cavalcavia. Gli esami tecnici al vaglio dei tecnici del Ministero e noti anche ad Autostrade avevano messo in luce "alcuni aspetti discutibili per quanto riguarda la stima della resistenza del calcestruzzo" degli stralli, evidenziando "un lento trend di degrado dei cavi" dei piloni 9 e 10 con "quadri fessurativi più o meno estesi, presenza di umidità, fenomeni di distacchi, dilavamenti e ossidazione". Il grado di "ammaloramento medio" era inquietante: "tra il 10 e il 20". E proprio la rottura dei tiranti sarebbe la casa del disastro del 14 agosto, in cui hanno perso la vita 43 persone. Nessuno, però, pare aver posto con forza il problema dell'urgenza dell'intervento, messo in cantiere per il 2019.  Video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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