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Svizzera, strage di alpinisti italiani: "Tragica catena di errori", l'agghiacciante cronaca dell'Inferno

Una "tragica catena di errori" dietro la strage di alpinisti italiani in Svizzera. I cinque appassionati di montagna morti per assideramento a 500 metri dal rifugio di Cabane des Vignettes, bloccati da una tremenda bufera di neve a tremila metri d'altezza, non erano improvvisati. Erano ben equipaggiati, seguivano la stimatissima guida Marco Castiglioni, 59 anni. Eppure sono finiti in trappola, perché la montagna non perdona e in certe condizioni estreme la via di fuga è difficilissima.  Tommaso Piccioli, sopravvissuto alla tragedia, rivela però dettagli drammatici: "Era una gita difficile non da fare in una giornata dove alle 10 sarebbe iniziato il brutto tempo non era neanche da pensarci", ha spiegato l'architetto milanese al Tg3 -. Ci siamo persi quattro o cinque volte. Ho portato avanti il gruppo io perché ero l'unico ad avere un gps funzionante fino a che siamo arrivati a un punto in cui non si poteva più procedere perché con quella visibilità non era possibile". Altro errore fatale: "È arrivata la notte e ci siamo fermati in una sella e anche quello è stato un errore perché non ci si ferma nelle selle quando c'è il vento. Devi fermarti in un punto riparato e scavare un buco". Purtroppo per loro quello era un punto roccioso, con poca neve, ed era impossibile ripararsi dal gelo. Qualcuno ha trovato un anfratto, vitale. E tutti sapevano che a 500 metri da loro, irraggiungibile, c'era la salvezza. Video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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