
Il monito di Mattarella sui dazi: il commercio è garanzia di pace
Roma, 22 mar. (askanews) - Un monito contro i dazi sul commercio, pronunciato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al 44* Forum della cultura dell'olio e del vino, organizzato dalla Fondazione Italiana Sommelier. Il capo dello Stato non ha mai citato direttamente gli Stati Uniti e le nuove politiche commerciali di Donald Trump ma il riferimento è evidente. I dazi contro i prodotti in arrivo dall'Unione Europea dovrebbero essere applicati a partire dal 2 aprile.
Mattarella al Forum ha anche incontrato di nuovo Mavi, la bimba di dieci anni testimonial di Telethon già protagonista di un corto di Francesca Archibugi sulla sua visita al Quirinale.
Il capo dello Stato ha ricordato l'importanza della qualità dei prodotti italiani, le regole di tutela nate dalla tragedia del metanolo. Vino e olio sono settori consapevoli, come il design, la cultura, la tecnologia, hanno la responsabilità di rappresentare nel mondo un modo di essere italiani; e il settore agroalimentare rimane il motore dell'integrazione europea.
"Commerci e interdipendenza sono elementi di garanzia della pace, ha detto Mattarella, ricordando che nella storia la contrapposizione tra mercati ostili ha condotto ad altri più gravi forme di conflitto. I mercati aperti producono una fitta rete di collaborazioni che, nel comune interesse, proteggono la pace".
"Le risorse alimentari - ha rilevato - in tempi come quelli che viviamo, con la guerra ai confini dell'Europa, acquisiscono ancora più valore. Lo abbiamo visto relativamente al grano nella contesa che ha visto l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia".
Mattarella ha continuato sostenendo che "nuove nubi sembrano addensarsi all'orizzonte, portatrici di protezionismi immotivati, di chiusura dei mercati dal sapore incomprensibilmente autarchico, che danneggerebbero in modo importante settori di eccellenza come quelli del vino e dell'olio". Per il capo dello Stato "produrre per l'auto-consumo ricondurrebbe l'Italia all'agricoltura dei primi anni del Novecento. Legittimamente le associazioni dei produttori esprimono preoccupazione per le sorti dell'export".
Ancora, "misure come quelle che vengono minacciate darebbero, inoltre, ulteriore spinta ai prodotti contraffatti del cosiddetto "Italian sounding", con ulteriori conseguenze per le filiere produttive italiane, non essendo immaginabile che i consumatori di altri continenti rinuncino a cuor leggero a rincorrere gusti che hanno imparato ad apprezzare".
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