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IA: italiani cautamente ottimisti e fiduciosi, ma impreparati

Roma, 24 lug. (askanews) - L'Intelligenza artificiale permea ormai diversi aspetti della vita quotidiana, anche senza saperlo utilizziamo applicativi e sistemi basati sull'IA. Ma quanto ne sanno e cosa ne pensano gli italiani? Uno spaccato lo offre il Quarto Rapporto Ital Communications-IISFA (Associazione Italiana Digital Forensics) sull'Intelligenza Artificiale in Italia realizzato in collaborazione con l'Istituto Piepoli e Assocomunicatori, presentato al Senato. Dall'indagine emerge che il 63% degli italiani si dichiara fiducioso verso i sistemi di IA, il 66% è molto o abbastanza ottimista sugli sviluppi futuri di questa tecnologia che nel 21% del campione suscita invece paura e diffidenza. Un italiano su due ammette di saperne poco; i più informati, e non stupisce, sono i giovani tra 18 e 34 anni. Quanto al rapporto tra Intelligenza artificiale e fake news, l'86% del campione sostiene di fare un controllo prima di prendere le notizie per buone.

"Dal 4 Rapporto Ital Communications-IISFA sull'Intelligenza artificiale in Italia - dichiara Domenico Colotta, Founder di Ital Communications e presidente di Assocomunicatori - emerge che gli italiani sono cautamente ottimisti e fiduciosi riguardo questa tecnologia anche se si dichiarano inesperti, anzi la loro preparazione è a livello di autodidatta, ma quello che più emerge è che il tema dell'intelligenza artificiale è strettamente connesso al tema della disinformazione. E sono gli strumenti dell'intelligenza artificiale che contribuiscono alla creazione e alla diffusione di contenuti falsi e fuorvianti. In un futuro immediato ci si può aspettare quindi una contrapposizione tra due tipi di intelligenza artificiale: questa prima che definirei 'cattiva' che contribuisce alla creazione di fake news e disinformazione e un'intelligenza artificiale 'buona' con cui si può smascherare, si può fare quell'opera che una volta si chiamava di 'fact-checking'. Sullo sfondo ci deve essere poi il comportamento degli individui, soprattutto dei giovani che devono informarsi, servendosi di una dieta mediatica variegata e avendo uno spirito critico, non accettare passivamente le informazioni che ricevono".

Dall'indagine emerge un quadro duale, diviso tra probabili benefici fattuali - accelerazione dei progressi scientifici, aumento della produttività, democratizzazione del sapere - e possibili perdite valoriali ad esempio sul piano della privacy e del lavoro.

"Innanzitutto - dichiara Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'Innovazione tecnologica - sono dati per noi fondamentali, perché bisogna considerare come l'output tecnologico giunge all'opinione pubblica, ai cittadini. Quindi bisogna capire qual è il tasso di consapevolezza dei cittadini. Questa è un'importante ricerca che ci aiuta anche a perfezionare tutti i programmi di formazione di competenze che stiamo mettendo a terra. Sotto questo punto di vista abbiamo diversi canali attivi, stiamo investendo tantissimo ad esempio sulla medicina, stiamo investendo 311 milioni solo sul fascicolo sanitario elettronico per la formazione dei medici e degli operatori sanitari. Quindi - conclude - dobbiamo insistere sulla ricerca, dobbiamo insistere sugli investimenti e siamo sulla buona strada".

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