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Secondo giorno di elezioni presidenziali in Russia, tensione alta alle urne

di TMNews sabato 16 marzo 2024
2' di lettura

Mosca, 16 mar. (askanews) - Secondo di tre giorni di elezioni presidenziali in Russia. I seggi elettorali hanno aperto venerdì 15 marzo alle 8 nella penisola della Kamcatka, situata all'estremo est della Russia per chiudere domenica 17, alle 20 (ora locale) a Kaliningrad, enclave russa confinante con Polonia e Lituania.

Circa 110 milioni di cittadini russi sono chiamati al voto praticamente per riconfermare al Cremlino per un quinto mandato (il terzo consecutivo), Vladimir Putin - che ha votato online - unico favorito nella corsa elettorale.

In questa maratona di tre giorni che, appunto, prevede anche il voto via internet, l'affluenza nel primo giorno è stata del 36,09 per cento alle 22 ora di Mosca (le 20 in Italia). Diverse regioni, comprese quelle dell'Ucraina occupate dalle forze russe, hanno potuto votare in anticipo.

Come, per esempio, l'oblast russa di Belgorod, teatro di incursioni e bombardamenti con morti e feriti, dove l'affluenza ha superato il 67 per cento, secondo la sezione locale della commissione elettorale.

Proprio a Bolgorod un drone ucraino, nelle ultime ore, ha colpito un'auto causando il ferimento delle cinque persone a bordo.

Le elezioni presidenziali russe, considerata la situazione di tensione per il conflitto in corso con l'Ucraina, non si svolge per nulla in un clima sereno. La tensione alle urne è alta; Mosca ha chiesto di assicurare un maggior livello di sicurezza nei pressi delle proprie ambasciate all'estero, in particolare negli Stati Uniti per tutelare i cittadini che si recheranno a votare nelle diverse sedi diplomatiche.

Secondo le autorità, inoltre, in Russia sono state arrestate almeno tredici persone per aver danneggiato i seggi elettorali, un reato punibile con la reclusione fino a cinque anni. In almeno 7 casi, infine, e schede elettorali sono state deturpate con vernice verde, il Zelyonka, un colorante antisettico con cui molti oppositori sono stati presi di mira negli ultimi dieci anni, compreso lo stesso Alexsei Navalny, nel 2017.

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Tajani: Regeni? Ad Al-Sisi augurio collaborazione giudiziaria proceda

Il Cairo, 24 apr. (askanews) - "Ho detto che ci auguriamo che la collaborazione giudiziaria possa procedere e si possa risolvere il problema con la soddisfazione di entrambi i Paesi, perché è giusto che ci sia la conclusione di un procedimento giudiziario in corso". Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani, al termine dell'incontro con il presidente egiziano Al-Sisi, ha risposto a margine a chi gli chiedeva se nel corso del colloquio è stato affrontato il caso Regeni.

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Tajani: Italia sostiene Egitto in tutti i modi per cessate fuoco Gaza

Il Cairo, 24 apr. (askanews) - "L'Italia sosterrà in tutti i modi il tentativo di mediazione egiziana per arrivare a un cessate il fuoco prolungato tra Israele ed Hamas. Il lavoro dell'Egitto non è facile, ma ho messo a totale disposizione il nostro Paese perché si possa raggiungere la pace in questa tormentata area mediorientale. Anche per quanto riguarda la ricostruzione abbiamo rinnovato totale sostegno all'azione egiziana. Abbiamo detto che siamo pronti a fare tutto ciò che potrebbe essere utile per favorire la mediazione egiziana": lo ha affermato dal Cairo il ministro degli Esteri e vice-premier Antonio Tajani, parlando con i giornalisti a margine, al termine dell'incontro con il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.

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Tajani al Cairo: attacchi Houthi problema grave, 7 mld danni a Egitto

Il Cairo, 24 apr. (askanews) - "C'è una comunità d'intenti per cercare di garantire la libertà di navigazione attraverso Suez e attraverso il Mar Rosso. È un problema quello degli attacchi degli Houthi grave per l'Egitto, perché ha avuto danni enormi, circa 7 miliardi di dollari. Noi abbiamo avuto danni per le nostre imprese esportatrici, più le spese che dobbiamo profondere per la presenza della nostra Marina militare che deve garantire la libertà di navigazione nel Mar Rosso": lo ha dichiarato il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, parlando con i giornalisti a margine al termine del colloquio con il presidente egiziano Al-Sisi al Cairo.

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Ai funerali del papa occhi puntati su Trump, Zelensky e Von der Leyen

Roma, 24 apr. (askanews) - Sono più di 170 le delegazioni attese per i funerali di Papa Francesco, sabato 26 aprile (alle 20) sul sagrato della Basilica di San Pietro: in prima fila ovviamente capi di Stato e di governo, sovrani e leader spirituali. Amici e cosiddetti "nemici", come il presidente dell'Argentina Javier Milei, che in passato non ha risparmiato critiche, insulti compresi, verso Francesco. Ma gli occhi restano puntati su Donald Trump, che in partenza venerdì prevede una trasferta di meno di 24 ore, rendendo poco fattibile un incontro decisivo sull'Ucraina o sulla guerra dei dazi a margine delle esequie del Pontefice.

Come è noto, ci sarà il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma dopo il no alle pressioni americane per accettare un piano considerato da Kiev piuttosto una dichiarazione di resa, tra i due non tira buona aria.

E ci sarà soprattutto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, che la premier Giorgia Meloni vorrebbe vedere formalmente a colloquio con il presidente americano: anche qui, però, difficile che si intavoli qualcosa che assomigli a un vero vertice.

Ci saranno inoltre il presidente francese Emmanuel Macron e i reali di Spagna Felipe VI e Letizia. Per la Germania sia il presidente Frank-Walter Steinmeier che il cancelliere uscente Olaf Scholz e per la Gran Bretagna il principe William e il primo ministro Keir Starmer. Poi i capi di stato di Portogallo, Svizzera, i leader di diversi paesi balcanici, il presidente polacco Andrzej Duda. Ci sarà anche il presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva.

E a Roma convergeranno delegazioni di tutte le confessioni religiose, dal grande Imam di Al Azhar, Ahmad al Tayyebb, che è stato un importante interlocutore del Papa nel mondo musulmano, a una delegazione della comunità ebraica e il rabbino capo di Roma Riccardo di Segni. Da Mosca per il patriarcato ortodosso arriva il metropolita Antonij.

I "grandi" assenti restano il presidente Vladimir Putin, che ha deciso di inviare la ministra della Cultura Olga Ljubimova e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che si è fatto notare nei giorni scorsi per non aver offerto le sue condoglianze al Papa.

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