Bova in "Don Matteo 13": personaggio che mi conforta e dà energia
Roma (askanews) - "Don Matteo" è una serie con una longevità e un successo da record. Dal 31 marzo su Rai 1 torna con una nuova stagione e una grande novità: nel corso delle dieci puntate di "Don Matteo 13" uscirà infatti di scena Terence Hill e entrerà Don Massimo, interpretato da Raoul Bova. Non vedremo più scorrazzare il prete investigatore in bicicletta, dunque, ma attorno al nuovo sacerdote ci saranno sempre i carabinieri della caserma di Spoleto, il Maresciallo Cecchini interpretato da Nino Frassica, il Capitano Anna Olivieri (Maria Chiara Giannetta), Marco Nardi, ovvero Maurizio Lastrico, e anche il ritorno del Colonnello Anceschi, interpretato da Flavio Insinna.
Bova a proposito del suo personaggio racconta: "Inizialmente non è proprio ben visto, perché è un prete nuovo e non a tutti e non tutti lo prendono a ben volere. E' un prete sicuramente moderno, che non indossa l'abito talare ma va in giro con la moto, va in giro sempre con un segno di distinzione, con una croce di legno, è un po' un francescano, un po' concreto sui problemi di tutti i giorni. E' uno che coltiva la terra, è uno che gli piace stare all'aria aperta e contemporaneamente è attento a tutti i problemi delle persone".
Alla domanda se abbia avuto qualche consiglio da Terence Hill l'attore risponde: "Mi ha detto di trovare la mia identità, di trovare il mio Don, di trovare il mio nome e cercare di andare avanti con il cuore, la sincerità e con l'onestà".
Una bella eredità quella che Bova ha raccolto, visto che in 22 anni di vita e 265 puntate la serie prodotta da LuxVide con RaiFiction ha avuto share altissimi. Alla domanda cosa rappresenti per lui questo "Don Matteo" e se sia un passaggio speciale nella sua carriera, l'attore risponde: "L'attore spesso è condizionato dall'uomo. L'uomo cerca quell'appagamento anche nel proprio lavoro, in quello che lo fa stare bene, in quel personaggio che ti conforta, che ti dà energia, che ti dà speranza. Quello che cercavo io nella mia prospettiva, nel mio percorso, era proprio questo, una prova anche leggera, profonda, che mi lasciasse dentro un sorriso ma anche con profondità, cioè con quella ricerca interiore che spesso mi appartiene, anche personalmente".