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Cinghiali uccisi a Roma, l'Enpa deposita un esposto in Procura

di TMNews martedì 20 ottobre 2020
2' di lettura

Roma, 20 ott. (askanews) - Ha suscitato indignazione unanime e un mare di polemiche l'uccisione di una mamma cinghiale e dei suoi sei cuccioli da parte della polizia provinciale nel parco Mario Moderni a Roma, tra le proteste degli abitanti e degli ambientalisti che avevano prospettato soluzioni alternative per salvare loro la vita e ricollocarli in un'area diversa da quella dell'Aurelio in cui si erano rifugiati forse per cercare cibo.

Una uccisione brutale anche se gli animali sono stati prima narcotizzati; in mezzo ai giochi dei bambini, di fronte ai residenti sconvolti. Le immagini hanno fatto il giro del web.

La sindaca Virginia Raggi ha chiesto la costituzione di una commissione d'inchiesta amministrativa per fare luce sui fatti e valutare eventuali profili di responsabilità e adesso l'Enpa, Ente Nazionale Protezione Animali, ha depositato un esposto alla Procura di Roma in cui si chiede che venga disposto il sequestro del corpo della mamma cinghiale e dei suoi cuccioli, l'esame autoptico e che venga acquisita la documentazione sulla gestione della fauna selvatica, in particolare degli ungulati.

Insieme alle altre associazioni, l'Enpa denuncia la totale disorganizzazione e la mancanza di pianificazione e prevenzione nella gestione della fauna selvatica sia della Regione che di Roma Capitale, sottolineando che "non c'è stato alcun monitoraggio, necessario per comprendere gli spostamenti degli animali, né alcuna forma di dissuasione o di prevenzione, per impedire che i cinghiali potessero entrare in città".

Inoltre, per "le strade a maggior rischio, quelle di confine con le are verdi prive di recinzione, non si è applicata alcuna misura, nonostante si potessero applicare dissuasori e reti, autovelox e opportuna segnaletica di attraversamento fauna" e soprattutto "non si è intervenuti nella corretta gestione dei rifiuti, causa prima dell'avvicinamento degli animali selvatici, come i cinghiali, all'interno delle città".

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Tajani: Regeni? Ad Al-Sisi augurio collaborazione giudiziaria proceda

Il Cairo, 24 apr. (askanews) - "Ho detto che ci auguriamo che la collaborazione giudiziaria possa procedere e si possa risolvere il problema con la soddisfazione di entrambi i Paesi, perché è giusto che ci sia la conclusione di un procedimento giudiziario in corso". Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani, al termine dell'incontro con il presidente egiziano Al-Sisi, ha risposto a margine a chi gli chiedeva se nel corso del colloquio è stato affrontato il caso Regeni.

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Tajani: Italia sostiene Egitto in tutti i modi per cessate fuoco Gaza

Il Cairo, 24 apr. (askanews) - "L'Italia sosterrà in tutti i modi il tentativo di mediazione egiziana per arrivare a un cessate il fuoco prolungato tra Israele ed Hamas. Il lavoro dell'Egitto non è facile, ma ho messo a totale disposizione il nostro Paese perché si possa raggiungere la pace in questa tormentata area mediorientale. Anche per quanto riguarda la ricostruzione abbiamo rinnovato totale sostegno all'azione egiziana. Abbiamo detto che siamo pronti a fare tutto ciò che potrebbe essere utile per favorire la mediazione egiziana": lo ha affermato dal Cairo il ministro degli Esteri e vice-premier Antonio Tajani, parlando con i giornalisti a margine, al termine dell'incontro con il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.

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Tajani al Cairo: attacchi Houthi problema grave, 7 mld danni a Egitto

Il Cairo, 24 apr. (askanews) - "C'è una comunità d'intenti per cercare di garantire la libertà di navigazione attraverso Suez e attraverso il Mar Rosso. È un problema quello degli attacchi degli Houthi grave per l'Egitto, perché ha avuto danni enormi, circa 7 miliardi di dollari. Noi abbiamo avuto danni per le nostre imprese esportatrici, più le spese che dobbiamo profondere per la presenza della nostra Marina militare che deve garantire la libertà di navigazione nel Mar Rosso": lo ha dichiarato il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, parlando con i giornalisti a margine al termine del colloquio con il presidente egiziano Al-Sisi al Cairo.

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Ai funerali del papa occhi puntati su Trump, Zelensky e Von der Leyen

Roma, 24 apr. (askanews) - Sono più di 170 le delegazioni attese per i funerali di Papa Francesco, sabato 26 aprile (alle 20) sul sagrato della Basilica di San Pietro: in prima fila ovviamente capi di Stato e di governo, sovrani e leader spirituali. Amici e cosiddetti "nemici", come il presidente dell'Argentina Javier Milei, che in passato non ha risparmiato critiche, insulti compresi, verso Francesco. Ma gli occhi restano puntati su Donald Trump, che in partenza venerdì prevede una trasferta di meno di 24 ore, rendendo poco fattibile un incontro decisivo sull'Ucraina o sulla guerra dei dazi a margine delle esequie del Pontefice.

Come è noto, ci sarà il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma dopo il no alle pressioni americane per accettare un piano considerato da Kiev piuttosto una dichiarazione di resa, tra i due non tira buona aria.

E ci sarà soprattutto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, che la premier Giorgia Meloni vorrebbe vedere formalmente a colloquio con il presidente americano: anche qui, però, difficile che si intavoli qualcosa che assomigli a un vero vertice.

Ci saranno inoltre il presidente francese Emmanuel Macron e i reali di Spagna Felipe VI e Letizia. Per la Germania sia il presidente Frank-Walter Steinmeier che il cancelliere uscente Olaf Scholz e per la Gran Bretagna il principe William e il primo ministro Keir Starmer. Poi i capi di stato di Portogallo, Svizzera, i leader di diversi paesi balcanici, il presidente polacco Andrzej Duda. Ci sarà anche il presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva.

E a Roma convergeranno delegazioni di tutte le confessioni religiose, dal grande Imam di Al Azhar, Ahmad al Tayyebb, che è stato un importante interlocutore del Papa nel mondo musulmano, a una delegazione della comunità ebraica e il rabbino capo di Roma Riccardo di Segni. Da Mosca per il patriarcato ortodosso arriva il metropolita Antonij.

I "grandi" assenti restano il presidente Vladimir Putin, che ha deciso di inviare la ministra della Cultura Olga Ljubimova e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che si è fatto notare nei giorni scorsi per non aver offerto le sue condoglianze al Papa.

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