Roma (askanews) - Compie 10 anni Cosmo-SkyMed, il più importante programma al mondo di osservazione e monitoraggio della Terra dallo Spazio, un progetto interamente italiano. Il primo dei 4 satelliti della costellazione fu lanciato il 7 giugno del 2007 dalla base spaziale di Vandenberg in California; 10 anni dopo il programma, in piena operatività, rappresenta un fiore all'occhiello della tecnologia italiana nel mondo e costituisce l'unica costellazione di tale tipologia esistente. Cosmo-SkyMed, finanziato dall'Agenzia Spaziale Italiana e dal Ministero della Difesa, è il primo sistema satellitare al mondo concepito per un duplice utilizzo: civile e militare; in particolare per il monitoraggio ambientale e il controllo di sicurezza del territorio, soprattutto per compiti di protezione civile. Realizzato su commissione dell'Asi da Thales Alenia Space Italia per il Segmento Spaziale e da Telespazio per il Segmento di Terra, Cosmo-SkyMed è una costellazione satellitare, operante in Banda X, che permette di osservare il nostro pianeta di giorno e di notte, in qualsiasi condizione meteorologica. Scruta l'intero globo terrestre, fornendo informazioni utilizzabili per diverse applicazioni, grazie all'elevata risoluzione delle circa 1800 immagini prodotte quotidianamente. Il sistema viene utilizzato soprattutto per l'osservazione del territorio e la gestione e la prevenzione dei disastri ambientali, il monitoraggio costiero, dei ghiacci, delle risorse agricole e forestali e il controllo urbano degli edifici. "A una settimana dal G7 dell'ambiente che si terrà a Bologna - ha spiegato il presidente dell'ASI, Roberto Battiston - i 10 anni di Cosmo-SkyMed ci ricordano che il climate change si contrasta anche con la ricerca spaziale, in grado di fornirci una visione complessiva dei dati rilevanti per il monitoraggio dello stato di salute della Terra". In un prossimo futuro, Cosmo-SkyMed potrà contare su una costellazione di seconda generazione composta da 2 nuovi satelliti in grado di fornire performance superiori agli attuali. Il primo sarà lanciato nel 2018, seguito dal secondo a distanza di un anno ed entrambi si integreranno con i satelliti già in orbita.
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