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Capotondi: interpretare Renata Fonte è stata una grande emozione

sabato 22 luglio 2017
2' di lettura

Giffoni (askanews) - Nel suo ultimo film, "7 minuti" di Michele Placido, Cristiana Capotondi interpreta una delle agguerrite operaie di un'azienda tessile in crisi, e le sue ultime interpretazioni per la tv non sono state meno impegnative: in "Io ci sono" ha dato volto a Lucia Annibali, tenace avvocatessa sfregiata dall'acido che lotta in difesa delle donne, in "Di padre in figlia", fiction nata da una sua idea, si è fatta portavoce dell'emancipazione femminile. L'attrice romana, che esordì con Parenti e Vanzina ed è stata il volto di tante commedie di Brizzi, sta costruendo la sua carriera con ruoli sempre più complessi. Al festival di Giffoni, ha parlato di quello di Renata Fonte, l'assessore di Nardò, in Puglia, che a metà degli anni Ottanta venne uccisa per le sue battaglie in difesa dell'ambiente. Del film di Fabio Mollo ha detto: "Quando ho letto questa storia mi sono emozionata, perché ho pensato che incarnarsi e proiettarsi in un pezzo di terra e battersi per un valore fino alla morte, che forse sarebbe stata evitabile se avesse avuto un po' più di malizia politica, se avesse trovato una strada strategica per muoversi, mi ha entusiasmato". A Giffoni è arrivata dopo aver finito le riprese del nuovo film di Marco Tullio Giordana, "Nome di donna", con un'altra figura femminile molto forte: una donna che da Milano si traferisce in un piccolo paese e scopre dei misteri su cui vuole a tutti costi indagare. "E' stata un'esperienza straordinaria perché lui è un personaggio straordinario, un uomo di grande libertà, di grande umanità, ma è anche un uomo molto poetico e allo stesso tempo molto semplice. Mi ha insegnato tantissimo".

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In mostra, accanto ad alcune opere monumentali che si adattano alla perfezione alla dimensione del museo basco, anche due meravigliosi Lucio Fontana scuri, e poi l'ipnotico Led verticale di Jenny Holzer, nella stessa sala con Kiefer e Mona Hatoum. "Abbiamo articolato ogni galleria intorno a un tema - ha aggiunto Blàvia - tra gli altri lo spazio, la gestualità nella pittura, l'arte pop, l'idea di violenza e le sue tracce, per far vedere ai nostri visitatori tutte le opere che abbiamo, la molteplicità di discipline, di approcci, di desideri e di pensieri intorno all'arte come forma di riflessione intorno alla nostra realtà".

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Bari, 13 dic. (askanews) - Negli ultimi anni la chirurgia robotica ha conosciuto una crescita senza precedenti in Italia. Secondo i dati più recenti, infatti, nel solo 2024 sono stati eseguiti oltre 54.700 interventi robotici, con un aumento esponenziale rispetto al passato. L'ambito di maggiore utilizzo resta quello urologico, con circa 30mila procedure, ma numeri in forte crescita si registrano anche in chirurgia generale e ginecologia. Dalla sua prima introduzione in sala operatoria fino all'integrazione con le tecnologie digitali e l'intelligenza artificiale, la robotica ha segnato il passaggio decisivo verso una chirurgia sempre più mininvasiva, con benefici evidenti. Se ne è parlato a Bari, al Santa Maria Hospital, struttura di GVM Care & Research accreditata con il Servizio Sanitario Nazionale, durante il convegno "Dal sogno alla realtà: vent'anni di chirurgia robotica", dedicato in particolare all'esperienza dell'urologia robotica in Italia. Abbiamo parlato con il Prof. Giuseppe Speziale, Vicepresidente GVM Care & Research:

"Vent'anni fa abbiamo iniziato questo percorso di robotica, oggi siamo come Santa Maria Hospital di Bari con un centro all'avanguardia, non solo tecnologico ma anche sulla formazione per le persone. La robotica, come in generale tutta la tecnologia, non sostituisce ma implementa, aiuta il chirurgo a fare meglio, personalizzare le cure e renderle più precise. Oggi, per esempio in alcuni campi come nell'urologia, pensare una chirurgia senza il robot sarebbe assolutamente pazzesco, ma pensate che solo 20 anni fa i chirurghi hanno faticato a introdurre questa tecnica perché veniva considerata assolutamente inutile. Quindi non c'è la predisposizione naturale all'innovazione, ma bisogna introdurla anche con forza e determinazione".

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