Arrigo Sacchi: "Gigio Donnarumma? Senza il Milan si perderà"
Del Milan è stato una figura mitica, del calcio italiano un vate e ha dato il suo contributo anche alla ristrutturazione del calcio tricolore in Figc. Chi meglio di Arrigo Sacchi potrebbe dare un consiglio a Gigio Donnarumma? Silvio Berlusconi difende il ragazzo («non bisogna giudicarlo male»), mentre la nuova società lo aspetta dopo gli Europei Under 21 per riaprire il discorso rinnovo e porre fine alle polemiche. Intanto, sul mercato si pensa al possibile addio di Suso (c'è anche il Tottenham) e all'idea Forsberg per l'attacco: «Il Lipsia lo lasci libero», chiede il suo agente. Sacchi, l'ha stupita la scelta di Donnarumma? «Ho sempre pensato che prima del giocatore ci sia la persona. Sin da quando era ragazzo, per me Gigio era destinato a diventare un campione perché dimostrava grande maturità. In questo mondo la riconoscenza è il sintomo delle persone intelligenti e - siccome penso che sia un ragazzo capace, onesto e corretto - mi dispiacerebbe se ascegliesse la strada dei soldi». Il Milan gli ha offerto 5 milioni per 5 anni, il Real forse di più. Come si resiste? «I soldi non devono essere l'obiettivo, altrimenti diventano un limite alla carriera. Un ingaggio importante deve essere la conseguenza, il riconoscimento del valore in campo. Quando ero direttore tecnico a Parma, e stavamo trattando Adriano, il suo procuratore ricevette un'offerta più importante per andare alla Roma. L'agente del brasiliano, però, preferì portarlo da noi per permettergli di completarsi». Perché Donnarumma dovrebbe restare? «Avrebbe tutti dalla sua parte, che vuol dire aumentare la propria autostima e giocare con serenità. Nel calcio ci sono cose che vanno oltre il campo: l'ambiente interno ed esterno alla squadra, la città... Sarebbe bello se il riavvicinamento tra le parti fosse confermato: ci sono sempre dei rischi a cambiare troppo in fretta. Lasciando il Milan si sono persi anche giocatori navigati come Shevchenko, che non era di certo a fine carriera quando passò al Chelsea. Poi ci sono procuratori bravi e altri che guardano ai propri interessi più che a quelli dei loro assistiti. Spero che Raiola rientri nel primo gruppo». Gigio sembra in difficoltà anche con l'Under 21. C'è chi paragona il passo falso degli azzurrini di Di Biagio e la sua Nazionale a Euro '96... «Nel 1996 sbagliai solamente io. Avevo un bel gruppo, ma di certo non eravamo favoriti. Dovremmo però smetterla di guardare al moscerino nell'occhio dei Ct, continuando a ignorare la trave che blocca il nostro calcio. Penso che questi ragazzi stiano soffrendo l'attenzione e il successo. Sentono “trenta milioni per Conti, 40 per Bernardeschi, 100 per Donnarumma”. Come potrebbero non essere travolti?». Troppe voci sulle trattative hanno minato quello che, sulla carta, era il gruppo più forte degli ultimi anni? «Il nostro ultimo successo risale al 2004, mentre nel 2013 siamo arrivati in finale e poi abbiamo perso malamente con la Spagna. Vorrei che il calcio italiano si abituasse a non mettere pressione ai ragazzi. Non lo dico oggi, l'ho scritto sulla Gazzetta dello Sport il 17 giugno, ben prima di questi risultati. Non si può vincere senza modestia, entusiasmo e voglia di sacrificarsi. Poi serve un bel gioco e, solo alla fine, dei talenti individuali che giochino con e per la squadra. Altrimenti i campioni non servono: loro vincono sempre e la squadra non vince mai». Le valutazioni di mercato sono eccessive? «Ho paura per il mondo del calcio, perché il sistema è impazzito, è drogato. C'è un eccesso di protagonismo e un eccesso di business. È peggio della bolla immobiliare che con la sua esplosione ha aperto la crisi nel 2008». di Francesco Perugini