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Vittorio Sgarbi: "Riempire i cinema è un'impresa disperata"

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"Riempire le sale cinematografiche è un'impresa disperata perché la socialità è perduta da molto tempo, lo si capisce bene dall'urbanistica, dai nuovi quartieri, che non hanno piazze, chiese. Hanno soltanto dormitori quindi le persone verso sera stanno in casa, hanno un grande televisore con uno schermo che può essere un cinema e quindi subentra l'abitudine, del resto logica, che induce a un rapporto più privato, personale, come quello che si ha con i quadri in un museo. Uno preferisce essere in pochi invece che masse, gruppi e scolaresche. Il cinema è un po' come una chiesa per cui è evidente che si può aspirare ad andarci e anche trovarsi per una convenienza di società ma io non credo che ciò accadrà". Così a LaPresse Vittorio Sgarbi commenta l'invito del presidente Mattarella che ha sottolineato, durante la cerimonia dei David di Donatello tenutasi al Quirinale, come "il cinema sia parte di noi e le sale cinematografiche sono un patrimonio di socialità. Si potenzieranno le visioni dei film nelle versioni private - prosegue Sgarbi - e il cinema sarà un'occasione per inviti, per riunioni in cui si discute sui film, si potrà tornare all'idea di un cineforum con qualcosa che ti vede coinvolto per discutere, ma per andarli a vedere la comodità di guardarli a casa è molto più facile. Per questo credo che quella facilità induca a una pigrizia che rende difficile l'idea di un ritorno nelle sale. È auspicabile, è nobile perché indica un rapporto di società e anche d'incontro, ma non credo che con la tecnologia avanzante sia particolarmente probabile".

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