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In sala il film su Ignazio Marino. E gli ex dem applaudono

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«Renzi, mortacci tuoi!», «Daje Marino, per me sei sempre er sindaco». Sono racchiuse in due frasi, all' interno del docufilm “Roma Golpe Capitale”, gli umori del variegato popolo del Pd verso una ferita politica ancora aperta: il “caso Marino”. Quel popolo che, dopo la cacciata dal Campidoglio del sindaco eletto col 64% dei voti, in gran parte ha smesso di votare il Pd. «Roma non lo meritava un primo cittadino così pulito. Il Pd è stato ignobile verso di lui: quando appaiono Renzi e Orfini in tv, spengo l'audio» commenta un signore con le stampelle, in coda fuori dal cinema Farnese di Campo de' Fiori. Fuori non c' è nemmeno una locandina a pubblicizzare lo spettacolo. Ma ci sono almeno duecento persone in attesa di assistere alla proiezione. È un raduno di autoconvocati, un «sommovimento di cittadini» che empatizzano con il Marziano «perché lui non era omologato ai meccanismi dell'orrendo potere romano» mormorano in sala. Lo spettro del "marziano" in bicicletta, che ha dismesso la fascia tricolore e oggi è tornato a vestire il suo vecchio camice bianco nei reparti dell'ospedale Thomas Jefferson di Philadelphia, continua a inseguire la sua nemesi. A sua volta, divenuto un "ex" (premier): Matteo Renzi. E lo fa attraverso un bel documentario di quasi due ore, sottotitolato in inglese, che sta girando, quasi clandestinamente, nei quartieri di Roma. Ma a breve sarà in tour per l'Italia. Nella capitale, ad ogni proiezione ha riempito le sale, attirando giovani e anziani, militanti e delusi. Applausi scattano quando viene rievocato criticamente il ruolo di Renzi - immortalato, non senza qualche impaccio evidente, in immagini di repertorio accanto al neo eletto sindaco Marino sul balcone del Palazzo Senatorio - o quando si ripercorre il «tradimento» dei 19 consiglieri comunali del Pd che il 30 ottobre 2015 rassegnarono le dimissioni per provocare lo scioglimento coatto dell'Assemblea capitolina. «Il docufilm è interamente autoprodotto e abbiamo difficoltà a distribuirlo e a farne parlarle dalla stampa. L'abbiamo presentato 12 volte a Roma, registrando ovunque il tutto esaurito, e a breve sarà presentato a Cesena (3 aprile), a Forlì (4 aprile), a Palermo (18 aprile), a Torino (8 maggio) e a Marsciano in Umbria (11 aprile) per poi girare la penisola, ovunque venga richiesto, anche nei circoli del Pd se lo vorranno» spiega il giovane regista Francesco Cordio, che è riuscito nell' impresa di restituire la parola - come ammette in sala anche la giornalista di Repubblica Concita de Gregorio - al protagonista del presunto golpe, Ignazio Marino. In un momento in cui il Pd alle elezioni del 4 marzo ha toccato il minimo storico, attestandosi al 18%, un'eventuale riapparizione sulla scena dell'ex senatore è vista con terrore dall' apparato del Nazareno. Già alle prese con la sgradita auto candidatura di un altro "outsider", il radicale Riccardo Magi, alle primarie per la scelta del prossimo segretario nazionale. Non a caso, sono pochissimi i dirigenti dem che hanno assistito alle anteprime: l'ex deputato Marco Miccoli, l'ex assessore ai Lavori pubblici Paolo Masini e altri colleghi della giunta come Giovanni Caudo (Urbanistica) e Francesca Danese (Politiche abitative e Welfare). «Per il Pd è un obbligo vedere questo film» è il messaggio, lapidario, che una ex iscritta lascia come epitaffio sul profilo Facebook del Pd romano.

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